Roma-Frosinone per ripartire e trovare punti. Dall’altra parte Di Francesco che ritrova il suo passato: il Derby del sole è malinconia.
Il Derby del sole si gioca di sera, già questo basterebbe a descrivere una situazione insolita. I giallorossi non guardano la classifica, perchè – restando in tema di cose insolite – la Roma che lotta per la salvezza con il terzo monte ingaggi della Serie A è difficile da accettare prima ancora che da credere. Mourinho sulla graticola, pronto ad andare via: “Solo Friedkin può cacciarmi” e i tifosi che sono con lui. Il sostegno c’è, ma la pazienza è finita a Marassi.
Dopo la disfatta con il Genoa, lo Special One è diventato solo One all’ombra del Colosseo: qualcuno che c’è, ma se ci fosse di meglio a disposizione non sarebbe male. Lo pensano i tifosi, ma si stringono attorno al portoghese perchè sanno benissimo che il rischio di lasciare “la strada vecchia per quella nuova” è più alto di rimettere in sesto una situazione difficile, ma non impossibile. L’impossibile, invece, dovrà essere fatto in campo.
La Roma ha raccolto 5 punti in 6 partite e questo basta per pretendere di più: dato che Mourinho non vuole (e non può, visto quello che costa) essere considerato un problema, diventa importante che non lo siano – in maniera definitiva – i giocatori. La partita contro i canarini dovrà essere giocata come quello che, effettivamente, è: un Derby. Contro qualcuno che di Roma se ne intende, al punto d’averla portata fino al punto più alto della propria storia recente: una semifinale di Champions League.
Eusebio Di Francesco a Roma ha vissuto gli onori, ma soprattutto gli oneri: sa bene cosa significa non riuscire più a imporre la propria filosofia di gioco a un gruppo che ormai guarda altrove. Ricorda quella notte a Porto di qualche anno fa come una delle sue giornate peggiori: un epilogo – in giallorosso – non scritto, ma evidentemente opportuno per entrambe le parti. Mourinho resta al suo posto – almeno per ora – e Di Francesco sa bene quanto (per evitare la deriva) serva una prestazione convincente.
Ecco perché teme la Roma, i giallorossi non hanno niente da perdere: la “faccia” – se così si può dire – l’hanno già persa a Genova. Ora è possibile soltanto leccarsi le ferite e ripartire: solo chi cade può risorgere. Quindi Di Francesco proverà a rompere le uova nel paniere al tecnico di Setubal, ma troppe sono le suggestioni per pensare che sia già cosa fatta. Paradossalmente l’ex centrocampista sente ancora la Roma – non solo perchè l’ha allenata e ci ha giocato – poiché conserva quella voglia di rivalsa mai doma.
Di Francesco avrebbe voluto restare ancora un po’ in giallorosso e veder riconfermato Mourinho (con risultati peggiori dei suoi all’epoca) gli genera qualche tipo di risentimento in più. Una malinconia che vorrà tramutare in riscatto. La partita dell’Olimpico, quindi, non sarà una qualsiasi per questo motivo. Su entrambe le squadre c’è scritto “rivincita” a causa del destino incrociato che porta all’avvicendamento dei due tecnici. Quel filo rosso – anzi, giallorosso – che porta Setubal e Pescara a essere estremamente vicini non è così facile da spezzare. Come un cordone ombelicale che non vuole andare via: l’ex Special One per questo ha resistito anche all’Arabia. Ecco perchè stasera valgono, ma non contano, esclusivamente i tre punti.