Roma, dal mercato una rosa incompleta in tutti i reparti

Roma, dal mercato una rosa incompleta in tutti i reparti

Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images

Se rassicurazioni dovevano arrivare, non si può certo dire che siano arrivate del tutto. Si potrebbe riassumere così il mercato della Roma in questa strana sessione estate-autunno. Vero, le difficoltà erano tante, soprattutto dal punto di vista societario, ma da sistemare c’erano i problemi di una rosa con tanti esuberi costosi e fuori dal progetto tecnico di Fonseca. Esuberi che non sono stati piazzati tutti, anzi. Di quelli in giallorosso anche nella scorsa stagione, a imboccare l’uscita di Trigoria sono stati solamente Olsen, Kolarov, Under, Kluivert e Perotti. Altri, come Fazio, Jesus e Pastore, sono rimasti a gravare non poco sulle casse già sofferenti di un club che, di conseguenza, ha dovuto muoversi con grande attenzione.

Dal mercato, la Roma ha tratto poco, più che altro in termini numerici. Consegnando a Paulo Fonseca una squadra con diverse lacune, in tutti i reparti.

Un portiere e quattro centrali

Tra i pali, la scelta è praticamente obbligata. Non potendo fare affidamento su un Pau Lopez scivolato in un baratro di mediocrità, Fonseca può contare solamente sul 37enne Mirante. Un portiere esperto e tecnicamente solido, ma spesso propenso all’infortunio, dunque non totalmente affidabile per una stagione lunga e fitta d’impegni come quella che aspetta la Roma. Lo stesso discorso vale per il pacchetto di centrali su cui Fonseca può contare per la sua difesa a 3. Di fatto, solo quattro: Mancini, Ibanez, il riconfermato (con brivido) Smalling, e il neo-acquisto Kumbulla. Dietro di loro, i già citati Fazio e Jesus, neanche convocati nelle ultime sfide, ma comunque inseriti in lista UEFA.

Il buco a destra e la coperta corta in mediana

A centrocampo, molto sinteticamente, la Roma ha una lacuna gravissima, che sul mercato non si è riusciti a colmare: l’esterno destro. Su quella fascia manca un elemento all’altezza di Spinazzola, fondamentale su quella opposta. Le pedine a disposizione di Fonseca si chiamano Karsdorp, Peres e Santon. Si poteva, o forse si doveva, fare meglio. A meno che la Roma non peschi dal mercato degli svincolati, da quella parte i rischi sono enormi. Un po’ meno, invece, per quanto riguarda gli interni: Veretout, Diawara, Cristante, Villar e Pellegrini. In linea teorica, ci sono cinque calciatori per due maglie. Peccato che, tolto Veretout, nessuno sia una prima scelta. Diawara desta perplessità, Cristante alterna prestazioni buone ad altre molto meno, Villar è tutto da testare e Pellegrini è un punto interrogativo. Da trequartista non convince, a Udine è stato arretrato ma senza grandi risultati. L’impressione è che neanche lui sappia esattamente quale sia il suo ruolo. Un grattacapo in più per il tecnico portoghese, che non ha dunque alternative valide al francese ex Viola, unico intoccabile del reparto.

Davanti mancano gol

La zona del campo meno problematica, quantomeno sotto il profilo tecnico, è quella avanzata. Il tridente Mkhitaryan-Pedro-Dzeko, almeno sulla carta, è l’unico reparto giallorosso da Champions League. La carta d’identità collettiva, però, recita 97 anni. E, dietro di loro, non c’è molto. A ben guardare, considerando Pellegrini un interno di centrocampo e non un trequartista, resta il solo Carles Perez. Ma, anche includendo il vice-capitano giallorosso, non va molto meglio. Pesa tantissimo l’assenza forzata di Zaniolo, ma la Roma non ha fatto molto sul mercato per rimpolpare il pacchetto offensivo. Per età e prospettive, l’arrivo di Borja Mayoral come vice-Dzeko sembra poter garantire qualcosa in più rispetto alla scorsa stagione, ma il rendimento in zona gol è tutto da valutare. Ecco, il gol. Un problema che Fonseca dovrà necessariamente risolvere con un po’ di fantasia. Come accade ormai da anni, alla Roma manca un bomber che finalizzi il grande lavoro della batteria di trequartisti. La speranza risiede tutta nella vena realizzativa particolarmente ispirata di Edin Dzeko, 35 primavere a marzo, che bomber non è mai stato.

Insomma, di fronte a sé, Paulo Fonseca ha un compito decisamente arduo: competere per le zone alte della classifica con una rosa non del tutto competitiva. Non tanto sotto il profilo tecnico, dal momento che può contare su tanti ottimi elementi; quanto, come detto, sotto quello numerico. È questo il vero, grande interrogativo di una stagione in cui la Roma è chiamata almeno a confermarsi, per gettare le fondamenta di una gestione che, si augurano i tifosi, regali più soddisfazioni della precedente.