Italians do it better. Ricci, Frattesi e il «box to box all’italiana»

inter seconda stella

(Photo by Getty Images) - calcioinpillole.com

È l’anno 2000. Le radio suonano Anastacia e l’Inghilterra mette in vetrina – come due abiti dal valore esorbitante – Gerrard e Lampard. Due calciatori che si prenderanno l’intero panorama calcistico europeo. E non solo. Rivoluzioneranno l’intero gioco del calcio andandone ad aggiungere una nuova caratteristica. Il centrocampista «box to box». Profili di spessore, dentro e fuori dal campo: interni di centrocampo aventi la licenza di offendere, ma solo a patto di tornare – una volta persa palla – a fare la voce grossa anche in fase difensiva. Qualità e quantità al servizio della squadra: muscoli e giocate. Lì dove si decidono le partite.

Negli anni, la stessa rivoluzione ha subito cambiamenti ed aggiornamenti. Da Guardiola a Nagelsmann: il «box to box» diveniva una dote richiesta a tutti i centrocampisti di caratura mondiale. Basti pensare a De Bruyne, Bellingham, Goretzka. Forse si potrebbe continuare all’infinito. Tutti hanno voluto impreziosire ed aggiungere qualcosa di identificativo. Come il belga che prima si inserisce con l’intelligenza del falso nove, poi torna a mordere caviglie come un cinque qualsiasi. O come Jude Bellingham, che oggi fa cose spaziali al Real Madrid: segna, incanta e difende da esterno di centrocampo nel 4-4-2 – in fase di non possesso – di Re Carlo Ancelotti.

Italians do it better? Alla scoperta del «box to box» made in Ita

Il calcio si evolve, con esso anche la Serie A. Che quasi afferra la parola «idea» grazie alle intuizioni dei nuovi tecnici – più che promettenti – made in stivale. Thiago Motta, Gilardino, Italiano, Palladino: ma quanti ne sono? E se il centrocampista box to box fosse diventato un prodotto nato in Inghilterra, ma studiato ed approfondito in Italia? Da Ricci a Frattesi, passando per Bove, Tonali, Barella. Iniziano ad essere tanti quei centrocampisti che riescono ad abbinare corsa e sacrificio a gol ed inserimenti. Ed in Serie A – non italiani – si ricorda con piacere Arturo Vidal, Allan: giusto per fare due nomi nel passato. Oggi anche Loftus Cheek, Frendrup, Alcaraz rappresentano profili interessanti sotto questo punto di vista.

box to box
Bove colpito da una bottiglia in Lazio-Roma – Getty Images, calcioinpillole.com

L’idea è quella di andare a prendere l’avversario alto. Quasi azzannarlo. È l’evoluzione di quel che è, ma anche di quel che sarà, il ruolo dell’interno di centrocampo box to box. L’uscita sui centrali in fase di riaggressione alta con annessa scalata fino a diventare anche un difensore centrale: questa la dice lunga sulla versatilità di quelle mezz’ali che tanto stanno facendo innamorare i tifosi italiani, e non solo. Barella rappresenta l’incarnazione ideale, ma anche Tonali – forse più regista – è uno di quei profili che intrigano molto sotto questo punto di vista. Perché non parlare di Casadei, cresciuto in Italia, ma oggi in Premier League, rappresenta come nel paese di Baggio e Totti ci sia uno studio del calcio a livello maniacale. Chiedere informazioni a Maurizio Sarri.

Spalletti può stare tranquillo. In Italia calciatori del genere non mancano e non mancheranno. Ne parlavamo in precedenza. Uno su tutti è Davide Frattesi, forse il più affermato dei tre (lui, Ricci e Bove). La stagione scorsa al Sassuolo lo ha consacrato come uno dei prospetti più interessanti in Serie A. Bloccato all’Inter dall’esperienza dei fenomeni, la sua fame di emergere grida vendetta. Una cosa è certa: non c’è luogo migliore se non sotto la guida di Simone Inzaghi.

Fino ad arrivare a Bove e Ricci. Più acerbo – ma tanto talentuoso – il primo, leadership e muscoli il secondo: quasi Juric lo schiererebbe anche per guidarlo a casa sua. Forse lo farebbe qualsiasi altro tifoso, e non solo con Ricci, ma con tutti i talenti appena citati. Lo evidenziò anche Spalletti: “Bove ormai è una certezza”. Dal box to box formato e strutturato in Inghilterra a quello made in Italy costruito su maggiore talento e copertura difensiva. Forse è proprio vero: «Italians do it better».