Report: il lato oscuro del calcio, dalla mafia alla guerra tra procuratori

(Photo by Marco Rosi - SS Lazio/Getty Images)

Nonostante la diffida di Mino Raiolaa non dare informazioni false, diffidando tutti gli altri organi di stampa a non riprendere l’inchiesta di questa sera“, il programma Report, condotta da Sigfrido Ranucci, ha cercato di smascherare una “guerra di procuratori” in Serie A.

Il modus operandi dei procuratori è quello di utilizzare i calciatori nella propria scuderia come procacciatori alla ricerca di altri talenti. Il nome sotto la lente di ingrandimento è stato quello di Alessandro Lucci. Il procuratore, avvalendosi di Leonardo Bonucci e Daniele De Rossi, ha influenzato Dejan Kulusevski e Gianluca Scamacca a cambiare i rispettivi procuratori per unirsi alla world soccer agency di Lucci. Fatto confermato dall’ex procuratore di Scamacca, Paolo Paolini.

Una delle cose che rende ancora più viscida la vicenda, è quella che come “terreno di caccia” viene utilizzato anche lo spogliatoio della Nazionale. Uno dei luoghi più sacri per un calciatore. Anche l’ex procuratore di Marco Verratti, Donato Di Campli, ha confermato la metodologia di lavoro di Alessandro Lucci. Lo stesso ha fatto Stefano Sam, ex procuratore di Kulusevski.

Daniele De Rossi, collaboratore di Roberto Mancini, ha negato qualsiasi contatto con Lucci ma ci sarebbe un audio, secondo Report, che inchioderebbe Bonucci. Un audio in cui il difensore della Juventus  parla con Lucci per mettere a punto il loro piano. A tal proposito l’Associazione Agenti ha presentato un esposto e la Procura starebbe interrogando gli agenti coinvolti.

In pratica, secondo Report, i giocatori di Serie A vengono utilizzati come pedine dai loro procuratori per ingaggiare altri giocatori di Serie A, anche con la promessa di un pagamento alla firma. Il sistema, secondo il programma televisivo, sarebbe paragonabile a quello adottato dalla criminalità organizzata ed i procuratori sarebbero i nuovi padroni occulti del calcio.

SOCIETÀ FITTIZIE

È prassi consolidata che i procuratori più famosi, Report ha fatto i nomi di Mino Raiola e Federico Pastorello, utilizzino società fittizie per i loro affari. Mino Raiola, sotto spesso sotto la lente d’ingrandimento a causa delle sue maxi commissioni, sarebbe proprietario della società “Three Sports” con sede a Malta, ma all’indirizzo indicato non c’è nulla. Solo un domicilio fiscale per altre aziende. Lo stesso vale per Federico Pastorello, proprietario della Sovi International. Anche in questo caso, nell’indirizzo indicato, non esiste nessuna Sovi Internatrional.

In questi “uffici fantasma”, secondo Report, si mettono in piedi affari di miliardi di €. Un rapporto del CIES stima che nel 2022 il giro d’affari potrebbe raggiungere tre miliardi di €. Una cifra che fa pericolosamente gola anche alla criminalità organizzata.

INFILTRAZIONI MAFIOSE

Le famiglie mafiose, secondo Report, hanno trovato il modo di infiltrarsi nel mondo del calcio grazie alle scommesse. Il punto di contatto con questo mondo sarebbe la società di scommesse Top Bast, fondata in Albania. I proprietari occulti di questa società di scommesse sarebbero, secondo la guardia di finanza di Bari, i fratelli Genti e Igli Tare, il direttore sportivo della Lazio, che in una nota consegnata a Report ha negato qualsiasi interesse o coinvolgimento

Secondo Report, l’8 gennaio 2015 la mafia catanese, la Sacra Corona Unita e la Ndrangheta ha provato ad infiltrarsi nel mondo del calcio scommesse incontrando Genti Tare, il Console d’Albania. L’affare salta ed i fratelli Tare non vengono indagati. Neanche la FIGC, che ha ricevuto gli incartamenti dell’inchiesta nel 2018, non prese nessun provvedimento contro Igli Tare.

La criminalità organizzata non demorde e cerca un altro modo di infiltrarsi: tramite le intermediazioni. Considerando un dossier dell’Uefa mai pubblicato, che denuncia un traffico di intermediazioni illecite fino a tre miliardi di €, molto spesso derivanti da plusvalenze fittizie, è molto probabile, secondo Report, che i nuovi “padroni occulti del calcio” ne abbiano preso il comando.