L’effetto è lo stesso delle cartoline ingiallite, ma basta un attimo per farlo svanire ripensando ai ricordi che affiorano uno dopo l’altro come in un ideale album che racchiude tutti noi. La Regina Elisabetta porta con sé un pezzo di storia contemporanea, per questo la sua dipartita suona come un gong inaspettato: la morte non può essere prevedibile, ma la donna aveva quasi convinto tutti che sapeva farci i conti.
Come se volesse aspettare il momento giusto senza esserlo mai: in questa partita priva di possibilità, ricca di incertezza e dolore, il mondo si ritrova con un ideale fischietto in mano alla fine di un tempo che sembrava infinito. Elisabetta II si porta via anche quella passione smodata per il calcio inglese che lei ha sempre seguito con garbo e discrezione, poiché non stava bene – dal punto di vista formale – che una Regina si comportasse come una tifosa qualunque. Eppure c’era sempre: presente al pari di una veterana negli appuntamenti che contano.
Lei l’ultima a premiare la Nazionale Inglese in occasione di un titolo conquistato, correva l’anno 1966: ha scandagliato anche il tabù secondo cui i calciatori non avessero un’importanza tale da mettere piede a Palazzo. A Buckingham Palace, invece, passarono molti fuoriclasse. Da Roy Hodgson a Beckham, fino a Gareth Bale. Tutte personalità che hanno successivamente ricevuto un cavalierato: occasione formale e, per certi versi, solenne ma anche un momento per tornare idealmente bambini.
Quando si guardavano le partite – abitudine che la Regina aveva – in gruppo tra cugini e non solo. Il calcio c’è sempre stato per Elisabetta. Non a caso ricorda Bobby Moore, rappresentante di quell’Inghilterra vittoriosa, con commozione e nostalgia. La stessa che subentra oggi tra sudditi ed estimatori.
La Regina non c’è più. Se n’è andata con tanti segreti, uno in particolare riguarda la propria squadra del cuore: il meno rilevante rispetto alla schiera di conoscenze e peculiarità che aveva, ma rende possibile capire l’animo della donna. Avrebbe – non è confermato – sempre tifato il West Ham: una squadra volitiva e fortemente “operaia”, come conferma la sua storia. I bene informati asseriscono che rivendicò il proprio amore per gli Hammers quando un membro della Famiglia disse di essere un fermo sostenitore del Millwall. Retroscena riportato anche dal “The Mirror” nel 2009. L’indiscrezione che voleva la Regina un’accanita tifosa dell’Arsenal, invece, non è mai stata neppure presa in considerazione.
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Il calcio non è stato soltanto un semplice interesse per lei: al punto che fece una promessa alla squadra femminile della Nazionale Inglese dopo che ottenne il successo agli Europei. “Voi sarete d’esempio per le donne del futuro”, ha dichiarato. “Non solo per il trofeo che avete vinto con merito – sottolineava con orgoglio – ma anche per ciò che rappresentate”. Segno che i tabù, forse per un fatto di etichetta, non le sono mai andati troppo a genio: le scelte di campo, non solo nel calcio, le ha sempre fatte e mai in segreto. La passione va tutelata, non si nasconde. Così come gli ideali. Lo sport al pari di un maestro di vita, con il suo tifo garbato e quel fervore composto. Il più credibile ossimoro della storia.