I Leoni dell’Atlante ruggiscono, il resto lo lasciano alle cronache. Il clima che si respira in Marocco è a metà fra l’incredulo e l’impaziente. Un traguardo simile – la semifinale al Mondiale – per loro non era mai arrivato. Contro il Portogallo è andato in scena il più raro, per questo indimenticabile, dei finali. Il gigante via, avanti colui che avrebbe dovuto perire. Il pronostico ribaltato: cuore a mille e tanta felicità. Le lacrime di Cristiano Ronaldo opposte ai sorrisi di Amrabat e compagni.
Si prendono tutto contro la sorte e le avversità: sono loro a scrivere il proprio destino nella lingua che meglio conoscono. Quella del bel gioco. Infatti il traguardo delle semifinali è tutt’altro che fortuito: un lavoro, tra le comunità marocchine, che dura da vent’anni. Nel 2009 la svolta: l’Academy del Re è il primo passo verso il futuro. Un avvenire che paga oggi anche altrove, il successo del Marocco infatti fa piacere anche all’Italia: per capirlo basta guardare le principali città italiane in festa.
La conquista dei Leoni è un successo anche per tutte quelle seconde generazioni presenti sul territorio italiano, spesso al centro di diatribe e controversie politiche: per una sera si annulla tutto. Vince solo la concordia, al netto degli incidenti a Milano. Quelli sono figli della follia becera – niente a che vedere con il sano godimento – di alcuni. Ombre a parte, la serata marocchina in Italia si popola tra luci e canti che dimostrano quanto le gioie – di qualunque tipo – non chiedano il passaporto.
Tradotto in numeri significa: 428.947 persone (la terza comunità in Italia secondo i dati ISTAT, prima solo Romania e Albania). La migrazione marocchina è cominciata negli anni ’60, quando in Europa si registra una maggiore ascesa economica dopo la guerra. Tredici anni dopo (1973) ci fu un’altra ondata di persone in cerca di futuro e speranza nello Stivale per via della crisi petrolifera in Marocco. Tanti i laureati, ma non solo, che cercavano di sbarcare il lunario.
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Tutta gente che poi ha trovato stabilità e possibili evoluzioni, da questo clima di accoglienza sono nati tanti ragazzi e ragazze che hanno popolato il territorio italico. Una dimostrazione di come i flussi migratori non siano soltanto oggetto di divisioni, ma anche ragione profonda di condivisione. Oltre al mito di Jean Reno, Daniel Pennac e Karima Moual, in Italia si parlerà anche di En Nesyri, Amallah e Ziyech. Coloro che hanno fatto piangere Cristiano Ronaldo. E non intendono fermarsi adesso che un popolo intero, senza confini, li trascina verso un traguardo senza precedenti. Esattamente come il clima che si respira (anche) nelle principali piazze italiane.