Immaginate di essere un ragazzino nato in Malawi e trasferitosi da bambino in Inghilterra insieme alla famiglia. Pensate se veniste reclutati nelle giovanili del Manchester City quando avete tredici anni e di restarvi fino alla maggiore età. Soffermatevi su quanto diventi importante per voi il calcio, quella squadra, quella carriera. La vedete plasmarsi davanti ai vostri occhi: siete in una delle squadre più titolate d’Inghilterra e vedete i vostri compagni di squadra esordire nella formazione dei grandi, prima o poi toccherà anche a voi. Improvvisamente, però, il Manchester City vi svincola.
La storia è quella di Jeremy Wisten, promessa del Manchester City, ma può essere quella di ogni giovane con una valigia piena di sogni.
Giunto nelle giovanili dei Citizens nel 2016 come promettente difensore centrale, ha reso il calcio il suo principale punto di riferimento. Puntava sicuramente ad affiancare i suoi idoli, a giocarsi un posto con Laporte, a divenire il futuro trascinatore degli sky blues.
Il Manchester City, però, ha deciso che le loro strade dovevano dividersi. Come si dice in gergo, l’ha svincolato. Jeremy, allora, ha sentito il rumore dei sogni infrangersi e il peso della vita farsi grave; ha visto il suo traguardo allontanarsi, si è sentito smarrito nella strada che porta al successo. Così si è tolto la vita.
Jeremy Wisten non ha sopportato il peso di essere stato messo ai margini dal Manchester City e ha voluto abbandonare questo mondo. I Citizens hanno espresso cordoglio dal loro profilo Twitter, a cui si sono uniti anche Laporte e Sterling.
Ricostruire chi fosse Jeremy è difficile, ma i suoi compagni di squadra ne dipingono un ritratto di un ragazzo benvoluto e apprezzato da tutti. Sono tanti i messaggi che i compagni con cui condivideva lo spogliatoio hanno usato per salutarlo. La frase che colpisce, però, è quella che è stata scritta nella descrizione per la raccolta fondi creata su GoFundMe per sostenere le spese per il funerale:
“Un’anima bellissima amata da molti. Tutti coloro che lo conoscevano sanno che aveva un sorriso che poteva illuminare l’intera stanza”.
Dietro quel sorriso, però, si annidava una sofferenza indicibile.