Qatar 2022, “One Love” solo a parole: minacce a chi indossa la fascia, il retroscena
Non c’è pace per questo Mondiale. L’avventura in Qatar non verrà certo ricordata per il calcio giocato. La situazione rispetto ai diritti umani, ma anche riguardo al codice di condotta che vige in Medio Oriente, ha preso il sopravvento. Controlli sopra le righe, vietato il pallone tra i “civili”, niente donne nei villaggi e il “sospetto” dei tifosi pagati. Tutto vien fuori dalle inchieste parallele che si continuano a fare, perché contemporaneamente si sta giocando un’altra partita: quella della consapevolezza.
Se il desiderio di Infantino e della FIFA era accendere i riflettori sul Qatar, ci sono riusciti: il risultato, però, non sembra essere quello sperato. Il proposito di mantenere la politica fuori dagli stadi è venuto meno. Prima l’indagine sullo sfruttamento dei lavoratori per gli impianti, poi la rivelazione circa le emissioni di Co2 per quella che doveva essere la “svolta green” tutt’altro che mantenuta. Ultima, ma non per importanza, la serie di divieti agli ospiti presenti in Loco.
Qatar 2022, altro che “One Love”: l’amaro retroscena dell’Inghilterra
Il Qatar sta mettendo in difficoltà moltissimi e la polemica, sul Web, non si placa: l’intolleranza verso gli omosessuali – definiti “malati mentali” – prosegue imperitura. Così come il dissenso per certe prese di posizione. Da qui l’esigenza, da parte di molti giocatori, di indossare la fascia arcobaleno con la scritta “One Love”. Segnale forte che avrebbe dovuto scaldare gli animi e affievolire le tensioni.
L’effetto è totalmente contrario: vengono ammoniti tutti coloro che non indossano fasce da capitano regolamentari, inoltre non sono ammesse – all’interno degli stadi – magliette o striscioni che inneggiano alla parità di genere. Questo inizialmente, la FIFA sembra aver ritrattato sulle ammonizioni. Il condizionale resta d’obbligo perchè a smontare questa tesi ci ha pensato Mark Bullingham – Amministratore Delegato della Football Association britannica – rivelando che i rappresentanti dell’Inghilterra sarebbero stati addirittura minacciati dalla FIFA.
La confessione di Mark Bullingham
“La FIFA – spiega il dirigente – è intervenuta minacciosamente nei nostri confronti. Era a conoscenza della nostra volontà di aderire all’iniziativa “One Love”, l’avevamo dichiarato come Federazione già nei mesi scorsi. C’era un accordo, avremmo anche pagato la multa. Poi le regole si sono inasprite”. Dichiarazioni, quelle rilasciate a Itv Sports, che gettano ulteriore discredito al Mondiale. Non solo: “Sono arrivati da noi cinque arbitri a 2 ore dalla partita contro l’Iran, paventandoci un cartellino e una multa se solo Kane avesse provato a indossare la fascia arcobaleno. Addirittura l’ipotesi dei punti di penalizzazione. Una vera e propria minaccia nei nostri confronti”.
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Il dietrofront della FIFA sulla severità, dunque, sarebbe soltanto di facciata. Nella realtà le cose starebbero diversamente: tensione latente – per motivi più gravi – presente anche tra i tifosi dell’Iran che allo stadio non trattengono le lacrime. Il Mondiale in Qatar sembra tutto tranne che una festa, anche per questo poi nessuno (o quasi) ha davvero voglia di giocare. La tolleranza non è uno scherzo, dovrebbe essere un dovere (sul piano giuridico) e una certezza (sul piano emotivo).