La chiusura del calciomercato in Inghilterra ha consegnato alla stagione una Premier League sicuramente meno ricca, ma non per questo meno interessante rispetto alle ultime stagioni. Anzi. Dopo le prime quattro giornate (ma con partite ancora de recuperare) non si può certo dire che la classifica di Premier League rispecchi una qualsiasi griglia di partenza stilata prima dell’avvio. Ma se c’è una cosa che il campionato inglese ha insegnato al mondo del calcio, è che niente vada dato per scontato. A maggior ragione dopo l’ultima giornata di mercato, nella quale sono arrivati diversi colpi che potrebbero spostare qualche equilibrio.
Di certo potrà farlo Edinson Cavani, fiore all’occhiello di un mercato, quello del Manchester United, che sembra non tenere conto delle difficoltà del reparto arretrato, clamorosamente messe a nudo dal Tottenham nell’ultimo turno. Visione da cui gli stessi Spurs non si allontanano troppo, visti i colpi Reguilon, Bale e Vinicius, tutt’altro che in ottica difensiva. Chi invece ha pensato innanzitutto a puntellare la difesa è stato il Manchester City, che ha firmato l’ennesimo conto astronomico per due centrali come Dias e Ake.
Discorso simile per il Leicester, che a Cengiz Under in avanti ha affiancato Castagne (protagonista di una grande avvio) e il promettente Wesley Fofana, centrale classe 2000 strappato al Saint-Etienne per oltre 30 milioni di euro; ma anche per l’Arsenal, che sul gong ha chiuso per Thomas Partey dall’Atletico Madrid. Resta poi un ultimo distinguo da fare, tra chi, come il Chelsea (caso unico in Europa) ha condotto un mercato faraonico anche in termini quantitativi; e chi, invece, si è limitato a colpi più mirati, come Liverpool ed Everton. Con risultati molto diversi, soprattutto in ottica griglia di ripartenza post-mercato e pausa Nazionali.
Risultati evidenti, per ora, guardando la classifica. Guidata da un Everton che non parte favorita nella lotta al titolo, ma si candida con decisione al ruolo di prima outsider, forte del mercato fatto e di un allenatore esperto come Carlo Ancelotti. Sull’altra sponda di Liverpool, i Reds, favoriti assoluti, sono invece indietro di 3 lunghezze, ma soprattutto reduci dalla disfatta di Birmingham, che potrebbe aprire qualche crepa in una squadra comprensibilmente sazia. Situazione non troppo diversa da quella che potrebbe vivere il Manchester City, più che attardato in classifica, con i suoi 4 punti in 3 partite e uno scomodo 14° posto in classifica.
Sarebbe comunque ingenuo non includere i Citizens tra le pretendenti al titolo, soprattutto dopo le delusioni nazionali e internazionali collezionate nella scorsa stagione. Così come sarebbe prematuro escludere del tutto il Manchester United, protagonista di una partenza horror e sprofondato addirittura al 16° posto, anche se con una partita in meno. È comunque più probabile che, in caso di ripresa, i Red Devils lottino per una zona Champions che si preannuncia affollata, con Chelsea, Leicester, Arsenal e Tottenham tutte a caccia di un piazzamento prestigioso, ma tagliate fuori dalla corsa al bersaglio grosso.
Se c’è una zona dell’attuale classifica di Premier League non molto diversa da qualsiasi griglia di partenza è quella centrale. Tante squadre per i pochi posti dell’Europa che conta meno, le altre per condurre in porto la più classica delle salvezze tranquille. Difficile dire chi potrà raccogliere le briciole eventualmente lasciate dalle big in lotta per l’Europa più importante. Sicuramente ci proverà l’ambizioso Leeds di Bielsa e Raddrizzani, alla ricerca di un exploit storico per una neopromossa, ma che si accontenterebbe volentieri di un posto sicuro a metà classifica. Sarà interessante capire anche le prospettive di quell’Aston Villa oggi sorprendentemente secondo, anche con una partita in meno, che tuttavia è arduo immaginare lassù fino in fondo.
Anche perché la concorrenza è agguerrita, e il rischio di impigliarsi al centro è alto. Un rischio che sicuramente non vuole correre il Wolverhampton, squadra con velleità di alta classifica ma partita in modo zoppicante. Tallonata o addirittura sopravanzata da chi al sesto e settimo posto guarda come a una chimera, un traguardo cui aspirare per non essere risucchiati più in basso: Newcastle, West Ham, Southampton, Crystal Palace. Salvo sorprese, squadre in grado di uscire indenni da questa stagione.
A danno di chi, invece, in queste prime giornate è già apparso inadeguato al livello di un campionato difficile come la Premier League. A sorpresa o meno, poco importa. Chi finisce dietro non lotta solo per la salvezza, ma, più spesso, per la sopravvivenza. Cosa che forse non si aspettava di fare lo Sheffield, sorpresa della scorso campionato e ora in fondo, ancora a 0 punti e da peggior attacco del campionato, con un solo gol segnato all’attivo.
Cosa che sicuramente non vogliono fare Brighton e West Bromwich, anche se sembra fantasioso immaginarle più su del limitare della zona rossa. Dove, invece, ristagnano le sorti di Burnley e Fulham. Per la prima, in modo anche inaspettato, alla luce del 10° posto conquistato nello scorso campionato. Per la seconda, purtroppo, molto meno. Nonostante un mercato tanto aggressivo quanto casuale, le probabilità che i Cottagers tornino in Championship sono davvero concrete.
La lotta per il titolo, l’Europa più e meno prestigiosa, la salvezza tranquilla e la sopravvivenza è appena iniziata. Con una griglia di ripartenza che preannuncia una Premier League da seguire fino all’ultimo secondo.