Premier, anche il Chelsea nel “club” dei 2.000 punti
Dal 1992, quando la First Division inglese diventò l’attuale Premier League, solo tre squadre hanno superato la soglia dei 2.000 punti. Un circolo, assai ristretto, di cui fanno parte il Manchester United (2.234), l’Arsenal (2.014) e, da ieri, il Chelsea (2.000). Sorprende, ma fino ad un certo punto, il ritardo del Liverpool, quarto a 1.951 punti: non è un caso che abbia vinto la Premier, per la prima volta, solo quest’anno.
Numeri, incontrovertibili, ma che racchiudono almeno tre epoche. Quella dei Red Devils di Sir Alex Ferguson, la più longeva delle epopee del grande calcio europeo, almeno a certi livelli. Arrivato a Manchester nel 1986, ha prima messo le fondamenta, e poi costruito su di esse una squadra capace di vincere tutto. A partire, casualità, dalla prima edizione della Premier, nel 1992-93. Ne seguiranno, fino al 2013, anno in cui l’allenatore scozzese decide di mollare, altri dodici.
In mezzo, ad intervallare il monologo dei rossi di Manchester, il suo principale antagonista a cavallo tra gli anni Novanta ed i primi anni Duemila: l’Arsenal. O meglio, l’Asrsenal di Arsène Wenger, che sulla panchina dei Gunners è rimasto per 22 anni, tra il 1996 ed il 2018. Vincendo tre volte il campionato inglese, e ben sette la Coppa d’Inghilterra, un record.
Il Chelsea, così come lo conosciamo oggi, arriva dopo, molto dopo. È l’estate del 2003, quando il magnate russo Roman Abramovic, avvolta da un’aura di mistero e tante aspettative, rileva il club per 60 milioni di sterline. Un’inezia, se pensiamo a quanto potrebbe valere oggi. Fino a quel momento, in bacheca, c’era un solo Campionato vinto, quello della stagione 1954/55. In bacheca, anche due Coppe delle Coppe e tre Coppe d’Inghilterra.
Da allora, i Blues sono diventati una potenza del calcio mondiale, e per Stamford Bridge sono passati fior di campioni ed allenatori, da Lampard a Drogba, da Ancelotti a Mourinho. La bacheca, intanto, oggi ospita sei campionati ed una Champions League, conquistata nel 2012 con Roberto di Matteo in panchina. Uno dei tanti calciatori arrivati dalla Serie A, sul finire degli anni Novanta, quando il Chelsea era ancora una squadra da mezza classifica, o poco più.