L’inchiesta sulle plusvalenze che vede coinvolta la Juventus si ingrossa pericolosamente. Quello che emerge dalle intercettazioni telefoniche dei dirigenti bianconeri è un sistema malato. In questo senso l’inchiesta penale, che per gli inquirenti è quasi conclusa, potrebbe avere risvolti anche sul piano della giustizia sportiva alla quale saranno girati tutti gli atti una volta non coperti più da segreto istruttorio.
Nel frattempo, dopo quello a Cherubini dei giorni scorsi, si è concluso oggi il primo interrogatorio della settimana, quello ad Arrivabene, AD della Juventus, chiamato come persona informata sui fatti e non come indagato avendo assunto il mandato quest’anno e quindi fuori dai piani tecnici e operativi della Vecchia Signora negli ultimi tre anni, quelli contestati dalla procura e per i quali risultano 282 milioni di euro di plusvalenze sospette, come riporta La Repubblica.
Arrivabene è stato ascoltato per tre ore dai PM Mario Bendoni, Ciro Santoriello e dell’aggiunto Marco Gianoglio. Chiaramente l’AD è stato interrogato sulla situazione trovata al momento del suo ingresso in carica non avendo avuto, come detto, alcun ruolo nei bilanci d’esercizio degli ultimi tre anni che sono finiti sotto inchiesta.
Prima del suo arrivo tuttavia “ci sarebbe stata una gestione malsana delle plusvalenze” (frase testuale intercettata dagli inquirenti) usata come strumento “salva bilanci” per correggere alcuni investimenti e i costi connessi ad acquisti e stipendi definiti al telefono “scriteriati”.
Molto probabilmente all’AD, i cui uffici sono stati comunque perquisiti alla ricerca di documenti utili a chiarire le citate plusvalenze sospette, sono stati chiesti lumi anche sulla “carta famosa che non deve esistere teoricamente”, che potrebbe riguardare retribuzioni arretrate di Cristiano Ronaldo.