Pisa, le ambizioni di Knaster e il calcio “cavallo di Troia”
Il cambio di proprietà
Come abbiamo scritto, in anteprima, nei giorni scorsi, il miliardario russo Alexander Knaster è pronto a rilevare le quote di maggioranza del Pisa. La squadra toscana, che attualmente veleggia a metà classifica in Serie B, nei prossimi giorni passerà di mano, per la seconda volta in poco più di quattro anni. Il 7 dicembre 2016 la società era passata alla famiglia Corrado, del gruppo Magico Srl, controllata da Giuseppe e Giovanni Corrado. A convincere l’allora patron Fabio Petroni, che aveva portato il Pisa ad un passo dal fallimento, un’offerta da 1,8 milioni di euro, oltre alla fideiussione per l’iscrizione al campionato. Il passaggio di mano non salvò l’AC Pisa 1909 dalla retrocessione in Serie C. Per ritrovare la Serie B ci sono voluti due anni, e chissà che la nuova proprietà non riesca a rinverdire i fasti degli anni Ottanta, quelli di Simeone e della Serie A.
Un mecenate con le spalle coperte
Non si conoscono ancora le cifre, si parla di 10 milioni di euro per il 75% delle quote, una valutazione realistica. Quello che, intanto, inizia a trapelare, sono i dettagli che, come vedremo, hanno una loro importanza. Alexander Knaster comprerà il Pisa a titolo personale: in soldoni, non ci sarà alcun coinvolgimento del fondo Pamplona, cui fanno capo qualcosa come 11 miliardi di dollari di asset. Cosa vuol dire? Che il Pisa avrà le spalle coperte, ma anche un proprietario in carne ed ossa. Che, come noto, sta provando ad entrare nel calcio italiano dal 2019. Con l’intermediazione – presumibilmente di natura squisitamente calcistica – di Gianluca Vialli ha sfiorato la Sampdoria. L’anno successivo ha trattato a lungo il Parma, prima di venire beffato da Kyle J Krause, diventato presidente dei ducali il 18 settembre dello scorso anno.
Una trattativa covata sotto la cenere
L’interesse di Knaster per il Pisa è covato sotto la cenere per settimane, ma solo il Secolo XIX pareva essersene reso conto, scrivendo en passant, il 22 dicembre, di “un’occhiata ai conti del Pisa”. Poi, dopo l’articolo di CIP, ecco che la stampa locale e nazionale ha iniziato ad unire i puntini. E a disegnare una cornice ben precisa. Dentro alla quale troviamo il restyling dell’Arena Garibaldi, lo storico e decadente stadio della città della torre pendente. Al centro, da tempo, di un progetto di riqualificazione voluto dal Comune, ma nel quale verranno ovviamente coinvolti i privati. Una torta golosa, perché l’idea è quella di dotare la città, e la squadra, di un impianto all’avanguardia, capace di garantire profitti, sul modello dello Juventus Stadium.
Un investimento sostenibile
Ecco il perché del titolo, che ha in sé una certa dose di provocazione. Il calcio, in quanto tale, non è quasi mai un investimento interessante. Neanche per chi, come Alexander Knaster, arriva nelle vesti del mecenate, e non dello speculatore. Dietro di lui, ribadiamo, c’è il fondo di investimento Pamplona, che nello stadio, con annessi e connessi, potrebbe trovare motivo di enorme interesse. Anche alla luce delle parole dell’attuale presidente del Pisa, Giuseppe Corrado, dell’11 novembre scorso: “Oltre al Credito Sportivo e Invimit ci sono soggetti esterni stranieri interessati a finanziare il progetto, realtà che hanno costruito i migliori stadi del mondo, organismi internazionali si sono fatti avanti con interesse”.
Difficile pensare che si riferisse proprio ad al miliardario russo, ma c’è un altro elemento interessante, che potrebbe lasciare presupporre una sinergia, o comunque interessi comuni. Giuseppe Corrado, cresciuto nel management della Barilla, è diventato “grande” con la più importante catena di multisala d’Italia, The Space Cinema, passata nel 2014 nella mani della britannica Vue Entertainment. Tutto si tiene, in un quadro che mette al centro l’AC Pisa, e sullo sfondo uno stadio nuovo di zecca, un’arena moderna, con bar, ristoranti, negozi e… cinema. Una cassaforte che, si badi bene, potrebbe fare la ricchezza del club.
Il diritto di sognare
Alexander Knaster non ha scelto il Pisa per arricchirsi: ha un patrimonio personale di oltre due miliardi di dollari, sarebbe assurdo anche solo pensarlo. Ha scelto il Pisa per il blasone, per la città, per il progetto che può costruirci intorno e, presumibilmente, per dare l’assalto alla Serie A. È difficile immaginare che uno degli imprenditori più ricchi e brillanti del mondo, che con il fondo Pamplona, tra il 2012 e il 2015, ha controllato il 5% di Unicredit, entri nel calcio per restare in Serie B. Per questo Pisa, dopo trent’anni, può tornare a sognare. Magari ci vorrà del tempo, ma immaginare, già dalla prossima stagione, una squadra in grado di lottare per i play-off, è un diritto…