Mancano ormai meno di due ore alla partita tra Porto e Juventus. I bianconeri, infatti, alle 21.00 saranno impegnati in Portogallo nella gara d’andata valida per gli ottavi di finale di Champions League. Una competizione, quella europea, che ormai manca da troppo tempo nella bacheca juventina. L’ultimo successo, infatti, risale a venticinque anni fa, alla stagione 1995-96 quando la Juventus alzò il trofeo al cielo di Roma, dopo aver battuto l’Ajax in finale ai calci di rigore.
Negli anni successivi i bianconeri sono stati spesso protagonisti in Europa con ben cinque finali raggiunte ed altrettante sconfitte subite. Nella stagione 1996-97 fu il Borussia Dortmund a laurearsi Campione d’Europa dopo aver battuto la Juve in Finale per 3-1. Nell’annata successiva toccò al Real Madrid, 1-0 nell’ultimo atto disputatosi ad Amsterdam. Nell’annata 2002-03 alla Juve di Lippi furono fatali i calci di rigore contro il Milan di Ancelotti. Più recenti, invece, le ultime due sconfitte, contro il Barcellona nel 2015 per 3-1 e contro il Real Madrid nel 2017 per 4-1. Nelle ultime due stagioni, invece, la campagna europea della Juventus è stata disastrosa. Nel 2018-19 i bianconeri furono eliminati dall’Ajax nei quarti di finale, surclassati nella gara di ritorno dall’esuberanza, dalla freschezza e della tecnica dei giovani olandesi. Peggio ancora, se possibile, lo scorso anno, quando gli uomini di Maurizio Sarri si arresero al Lione negli ottavi di finale.
Le ultime due eliminazioni, incredibilmente, sono coincise con l’arrivo di Cristiano Ronaldo a Torino. Già, proprio lui, l’uomo della Champions non è riuscito a dare quella marcia in più ad una squadra, evidentemente bloccata prima a livello mentale e poi sotto il punto di vista del gioco. Il problema della Juve, intendiamoci, non è Cristiano Ronaldo, anche perché il portoghese, pur nelle eliminazioni subite è stato praticamente l’unico dei torinesi ad andare in gol nelle gare ad eliminazione diretta degli ultimi due anni. Sia l’ultima Juve di Allegri che quella di Sarri, hanno avuto il difetto di abbandonare l’idea di un calcio da protagonisti, ad appannaggio della fase difensiva, per poi sperare nella giocata del campione in fase offensiva. In Europa, questa è una tecnica che ormai non paga più. La Champions League vive di coraggio, di un calcio corale, basato molto più sull’offendere che sul difendere. In questo senso, potrebbe essere pericoloso l’atteggiamento mostrato dai bianconeri nelle ultime uscite di campionato. Andrea Pirlo, abbandonate le velleità di un calcio offensivo e spumeggiante, si è rintanato in una difesa ad oltranza, lasciando sistematicamente il pallino del gioco in mano agli avversari. Questa tattica, in Italia spesso è bastata per portare a casa i tre punti. In Europa, invece, altrettanto spesso, si è rivelata deleteria. Il ritorno su buoni livelli di un grande difensore come Giorgio Chiellini dovrà essere dunque una base su cui ripartire, non il punto focale di un progetto che altrimenti rischia di avvitarsi su stesso prima ancora di partire.
Andrea Pirlo è chiamato a dimostrare, già a partire da questa sera, di aver imparato la lezione lasciata in eredità dai suoi predecessori.