Personaggi – Luca Caldirola: Profeta in patria per una notte
Nemo propheta in patria (sua). Nessuno è profeta nella propria patria
La potenza degli imprinting, talvolta, può risultare talmente implacabile da risultare sgradevole.
Se a questo si affiancano le inevitabili etichette, fiorenti nel mondo del calcio, serve una tempra fuori dal comune per resistere.
Capita, dunque, che un giocatore nel pieno della carriera come Luca Caldirola, a soli 29 anni, venga considerato vecchio.
Accade, inoltre, che all’alba dei 30 anni il centrale difensivo di Desio non abbia ancora giocato un minuto in Serie A ed al contempo vanti presenze a grappoli in Bundesliga e in Eredivisie.
Persino una presenza in Champions League e non tra le fila di una squadra qualunque, l’Inter del post Triplete.
Tutto ciò fino a sabato scorso, quando il capitano del Benevento, in trasferta a Marassi, decide di recuperare con gli interessi, in soli 39 minuti, il tempo perduto.
Luca e’ il classico bambino riflessivo ed educato.
Una passione per il disegno che abbandonerà ben presto. Non per disegnare geometrie sul terreno di gioco, bensì per anticiparle, prevederle e, se possibile, interromperne il flusso.
Ironia della sorte, Caldirola si appassiona al mondo del pallone attraverso la cavalcata scudetto al fotofinish del Milan di Zaccheroni.
L’Inter però lo nota e lo inserisce, a soli 8 anni, nella sua cantera. Per un bambino tifoso rossonero come Luca è una botta difficile da metabolizzare.
Qualche anno dopo confesserà, addirittura, di aver pianto per giorni di fronte alla concretizzazione del tradimento di fede.
Percorso netto nelle giovanili nerazzurre, dai pulcini alla primavera di cui diventa capitano.
Uno scudetto nei “Giovanissimi” e uno negli “Allievi” fino all’apoteosi nel Torneo di Viareggio vinto nel 2008.
La sicurezza e la caparbietà difensiva di Luca rubano le attenzioni degli osservatori della Premier League. Il Tottenham vuole portarlo a Londra e il giovane Caldirola sogna ad occhi aperti.
Incredibilmente è la mamma ad opporsi al trasferimento.
Luca deve continuare a studiare per diventare un architetto.
Quando gli Dei del Calcio hanno deciso di prenderti sotto la loro ala neanche i genitori riescono ad avere voce in capitolo.
Mourinho lo aggrega nella rosa dell’Inter 2009-2010, quella che entrerà nei manuali del Calcio di tutti i tempi, quella del Triplete.
Trovare minutaggio in quella squadra è pura utopia, così, appena 19enne viene mandato a farsi le ossa in Olanda nel Vitesse.
In Eredivisie l’esperienza è incoraggiante: 11 presenze, di cui ben 8 da titolare.
Tornato a Milano rimane fagocitato nelle stagioni altalenanti dei nerazzurri.
Troppe problematiche e cambi di panchina per puntare su un giovane come Luca.
Nelle successive due stagioni racimola la miseria di uno spezzone in Champions League nell’inutile match perso contro il CSKA Mosca.
Nel frattempo l’Inter cede metà del suo cartellino al Cesena.
Caldirola vuole giocare. Non vuol perdere altro tempo.
Accetta il trasferimento a Brescia in Serie B, dove disputa due ottime stagioni da protagonista.
Giunge la soddisfazione della convocazione in Under 21, della quale diventa un habitué.
Il suo salto in A appare una logica conseguenza del suo ricco curriculum.
Il tricolore pallonaro, tuttavia, non sembra avere a cuore le sorti di Caldirola.
Piomba sulla scena il Werder Brema che trova un accordo per portare Luca in Germania.
Il giovane difensore ha qualche dubbio che viene, però, dissipato in un lampo.
Troppo ghiotta l’occasione della vetrina internazionale, troppo stuzzicante l’idea di un’esperienza di vita all’estero.
La prima annata con i biancoverdi è da incorniciare.
Titolare fisso nello scacchiere di Robin Dutt, 33 presenze sulle 34 possibili.
Il filotto viene interrotto da una banale squalifica per somma di ammonizioni.
La stagione seguente deve essere quella della consacrazione ad alti livelli.
Sarà il principio di una lenta, ma inarrestabile discesa.
Qualcosa non va
Le prestazioni di Luca non sono più sicure, incisive. Perde presto il posto da titolare e colleziona pochissime apparizioni.
Caldirola non si abbatte e accetta di trasferirsi in prestito al Darmstadt pittoresco club neopromosso in Bundesliga.
Il downgrade è clamoroso, la società ha una struttura quasi dilettantistica, a gestione familiare.
Lo stadio non è neanche dotato di uno spogliatoio per la quaterna arbitrale.
A Luca non importa, gli interessa solo riemergere, calcare il campo con continuità.
Dimostrare al mondo, in special modo all’Italia, di meritare una chance.
Il Darmstadt conquista la salvezza soprattutto grazie alle prestazioni di Caldirola, perno inamovibile.
Rimbalza agli onori delle cronache social grazie alla sua gatta Rosie.
Quasi per scherzo le apre un account Instagram e in pochi mesi il felino diventa un influencer.
La visibilità sui social non va di pari passo con quella sui taccuini degli osservatori italiani.
L’ottimo lavoro svolto in Germania non convince nessun club a dare una possibilità al giovane di Desio.
Torna con il morale sotto i tacchi a Brema.
In un clima del genere la sfortuna, sovente, si diverte a metterci del suo.
Luca si rompe il malleolo e fatica a ritrovare il campo da gioco.
Tra il 2016 ed il 2019 vedrà il rettangolo verde solamente per sei volte.
Caldirola è ad un bivio. Molto pericoloso
I pensieri diventano tristi, negativi, esasperati. Lo spettro del ritiro a soli 27 anni è dietro l’angolo.
Tanti segnali, troppi bocconi amari mandati giù per continuare a lottare contro i mulini a vento.
Eppure il sogno di Luca non è così pretenzioso. Giocare con costanza. Magari in Italia, Serie A o Serie B, non fa la differenza.
In zona Cesarini, nei minuti di recupero della sua carriera, l’assist arriva dal Sannio.
Nel gennaio 2019 il Direttore Sportivo del Benevento, Pasquale Foggia, si ricorda di quel giovane di belle speranze partito da Milano alla volta della Germania, quasi dieci anni prima.
La “Strega” ha velleità importanti vuole tornare il prima possibile in A. Luca accetta senza neanche pensarci.
Irresistibile il richiamo dei sogni cullati per anni a dispetto delle difficoltà.
Caldirola, come d’incanto, rinasce
Lotta, convince, segna anche all’occorrenza.
La rincorsa dei giallorossi si ferma contro il Cittadella in semifinale dei play-off.
Cosa volete che sia una sconfitta, seppur dolorosa, per chi era pronto a rinchiudere i propri sacrifici e le proprie speranze in una valigia?
Un piccolo intoppo. Nulla di più.
Caldirola è pronto a ripartire con più forza e coraggio.
Il successivo campionato di Serie B non avrà storia.
Nonostante l’interruzione causata dal Covid 19 i ragazzi di Inzaghi hanno un vantaggio incolmabile rispetto alle avversarie e verranno promossi per direttissima.
Tra i protagonisti della cavalcata, inutile dirlo, il mancato architetto di Desio, nel frattempo divenuto capitano.
Il resto è storia già nota.
I giallorossi esordiscono in A fuori casa contro la Sampdoria.
Il match prende una piega negativa per il Benevento che si trova costretto ad inseguire, sotto di due reti.
Caldirola non sta disputando una gara indimenticabile, ha delle colpe su entrambi i gol dei blucerchiati.
La pazienza è una virtù che Luca ha imparato a coltivare e sa tirarla fuori al momento giusto.
Che arriva sul finire del primo tempo, ripetendosi in fotocopia sul finire del secondo.
Luca Caldirola, 29 anni suonati, prima presenza in A, 2 gol.
La meritata ricompensa per chi era caduto troppo presto e senza un vero motivo nel dimenticatoio.
Le copertine sono tutte per lui. Meritate, dovute.
Il Benevento riuscirà a completare la rimonta ma passerà in secondo piano.
La vera vittoria è un’altra
Quella di chi ha resistito all’umana tentazione di cedere il passo, per rinascere.
Quella di chi ha dimostrato che si può essere profeti in patria, anche solamente per una notte.