Personaggi – Il “vichingo” Gylfi Sigurdsson
Iceman è un soprannome efficace per descrivere uno sportivo che annovera fra le sue qualità una delle capacità principali di un grande campione: la freddezza. Non solo quella nel momento decisivo, ma anche quando si tratta di dover prendere una decisione importante per la propria carriera senza farsi influenzare dalle emozioni. In Formula 1 il termine Iceman si accosta alla perfezione a Kimi Raikkonen, l’ultimo pilota campione del mondo con la Ferrari. Nel calcio ad essersi meritato il soprannome di Iceman è uno dei giocatori più sottovalutati del panorama calcistico attuale, l’islandese Gylfi Sigurdsson.
Trequartista dalla tecnica sopraffina capace di giocare anche come mezzala, Sigurdsson, oggi in forza all’Everton, possiede anche un’altra qualità fondamentale per un grande giocatore: la tenacia. Più volte infatti la sua carriera sembrava essere arrivata ad un punto morto, ma con lucidità, fiducia in se stesso e spirito di sacrificio è sempre riuscito ad emergere.
La trafila ed i primi anni da pro
Sigurdsson nasce ad Hafnarfjörður, una città portuale situata 10 km a sud di Reykjavík. Suo padre Sigurdur Adalsteinsson è un pescatore ma Gylfi fin da piccolo mostra interesse per il calcio e la sua famiglia incoraggia immediatamente la sua passione. Suo padre affitta un capannone per permettergli di allenarsi anche durante l’inverno, sotto la guida del suo fratello maggiore Olafur, che per aiutarlo al meglio si iscrive ad una scuola per allenatori. A 13 anni Gylfi entra nelle giovanili del Hafnarfjörður, poi dietro consiglio del padre si trasferisce al Breiðablik, punto di riferimento per il calcio giovanile islandese. Sigurdsson, cresciuto in una città dove ha sede un festival vichingo annuale, si forma con i valori normanni. Magnus Jonsson, suo allenatore in quegli anni, rimane impressionato dalla sua voglia di migliorarsi costantemente e dal suo spirito competitivo. Gylfi, che per la tecnica e l’abilità nei tiri e nei passaggi spicca notevolmente rispetto agli altri, si allena con enorme dedizione, trattenendosi a lavorare individualmente alla fine delle sedute con la squadra per affinare sempre più le proprie abilità, e nelle partitelle ha sempre come obiettivo la vittoria.
A 17 anni Sigurdsson decide di fare il grande passo e si trasferisce in Inghilterra. Dopo aver sostenuto dei provini con il Preston, il 1 ottobre 2005 firma con il Reading.
Tre anni di trafila nelle giovanili, poi nell’estate 2008 Sigurdsson approda in prima squadra. Il debutto avviene il 26 agosto in coppa di lega, contro il Luton. Ad ottobre il Reading lo cede in prestito per un mese allo Shrewsbury Town, in League Two. All’esordio in quarta serie Gylfi firma il suo primo gol da professionista. Tornato alla base, viene nuovamente ceduto in prestito per avere più spazio e fare esperienza. La destinazione questa volta è il Crewe Alexandra, il League One. Ancora una volta Gylfi trova il gol alla prima partita con la nuova maglia. Terminato l’apprendistato, nella stagione 2009-10 l’islandese si impone nel Reading, in Championship. 20 gol e 8 assist in 44 presenze è lo score che gli vale l’elezione a miglior giocatore dell’anno per i Royals.
I club di Premier League puntano i fari su di lui, ma l’islandese declina le proposte ricevute e rinnova il contratto con il Reading, deciso a condurre il club nella massima serie. A fine agosto però l’Hoffenheim offre più di 5 milioni per il suo cartellino; per i Royals sono una cifra irrinunciabile. Gylfi, nonostante il forte legame con l’Inghilterra, da grande professionista accetta il trasferimento. La notizia della cessione è uno shock per i tifosi del Reading; uno di essi, James McGhee, chiede e ottiene dal club il rimborso della maglia di Sigurdsson acquistata pochi giorni prima.
All’Hoffenheim Gylfi non parte come titolare, ma non è certo questo a scoraggiarlo. L’islandese sfodera una grinta da vero vichingo e sfrutta al massimo le occasioni che gli vengono concesse. Con 10 gol e 3 assist in 32 presenze (delle quali solo 13 da titolare) il classe ’89 viene votato come miglior giocatore della stagione dai tifosi dell’Hoffenheim. Aggiudicarsi il riconoscimento inizia a diventare una piacevole abitudine. L’anno dopo però le cose vanno diversamente. Sigurdsson non lega con il nuovo tecnico Holger Stanislawski e trova poco spazio, così chiede la cessione. Il 2 gennaio 2012 l’islandese passa in prestito allo Swansea, club gallese che milita però in Premier League. Il sogno di giocare nel massimo campionato inglese è finalmente realtà.
Iceman in Premier League
Gylfi debutta con la nuova maglia il 15 gennaio, entrando al 46′ della sfida vinta con l’Arsenal e mettendo subito a referto un assist. Dalla partita successiva viene sempre schierato da titolare, nel ruolo di trequartista, e le sue prestazioni sono eccellenti. Ad impressionare sono la sua tecnica, la capacità di vedere la porta e di servire assist ai compagni. Brendan Rodgers, il suo allenatore, inizia a chiamarlo Iceman per la sua freddezza in campo e per le sue origini nordiche. 7 reti e 5 assist in 20 partite sono i numeri della prima esperienza di Sigurdsson in Premier League. Ad essi si aggiunge il titolo di giocatore del mese conseguito a marzo, il primo per un islandese.
Messosi i luce con la maglia dei gallesi, nell’estate 2012 Iceman passa al Tottenham.
L’esperienza a Londra però non è quella che Sigurdsson si aspettava. In due stagioni viene impiegato quasi sempre per brevi spezzoni di partita e prevalentemente nel ruolo di ala, non il più consono alle sue caratteristiche di giocatore dalla grande tecnica ma non velocissimo. Freddo e lucido come suggerisce il suo soprannome, nell’estate 2014 Gylfi decide di lasciare gli Spurs per tornare allo Swansea, un club sicuramente meno blasonato ma dove può giocare con continuità e nella posizione di trequartista, a lui più congeniale.
La scelta è saggia e vincente. Il Sigurdsson della seconda avventura allo Swansea è un giocatore totalmente rigenerato. Cecchino sui calci da fermo e sui tiri dalla distanza, si conferma anche un ottimo assist-man. Nella successiva stagione 2015-16 il girone di andata si rivela più complicato, ma nella seconda parte della stagione Iceman si scatena, risultando il giocatore più prolifico del campionato nel girone di ritorno con 9 gol in 14 giornate. Con 11 reti complessive inoltre Gylfi stabilisce anche il proprio record di marcature in Premier League.
A fine stagione ad attendere Sigurdsson c’è un grande evento internazionale. L’Islanda infatti, trascinata proprio dai gol di Iceman, si è qualificata per gli Europei in Francia. Inserita nel gruppo F con Portogallo, Austria ed Ungheria, la Nazionale islandese disputa un torneo al di là di ogni aspettativa, classificandosi seconda nel girone, eliminando clamorosamente l’Inghilterra negli ottavi di finale ed arrendendosi solo alla Francia nei quarti. Sigurdsson disputa un Europeo da leader, trovando anche il gol su rigore contro l’Ungheria.
L’annata successiva vede Gylfi incantare ancora in maglia Swansea, con numeri di alto livello: 10 gol e 13 assist in 40 presenze.
All’Everton
Fra i tanti che mettono gli occhi su di lui c’è l’ambizioso Everton, che nell’estate 2017 lo acquista per quasi 50 milioni di euro.
La prima stagione con i Toffees non è eccezionale per Gylfi, che è sì titolare ma si trova a dover ricoprire il ruolo di ala sinistra, visto che la trequarti è zona di competenza di uno come Wayne Rooney. Nel frattempo Sigurdsson conduce la sua Islanda alla storica qualificazioni ai Mondiali di Russia 2018, dove la Nazionale non replica l’exploit del 2016 ma non sfigura in un girone di alto livello con Argentina, Croazia e Nigeria. Per Gylfi arriva la soddisfazione personale nella sfida contro la Croazia, dove realizza un rigore.
Di ritorno dalla Russia l’islandese trova un Everton che ha ceduto Rooney e punta fortemente su di lui. Gylfi, che eredita dall’inglese la maglia numero 10, si cala alla perfezione nel ruolo di leader dei Toffees. Tornato ad occupare la sua amata posizione da trequartista, Iceman ha intorno a sé delle vere e proprie frecce come Walcott, Richarlison, Bernard e Calvert-Lewin, giocatori pronti a beneficiare dei suoi passaggi millimetrici in profondità. La stagione 2018-19 è una delle migliori della carriera di Gylfi, che realizza ben 13 gol e 6 assist giocando tutte le 38 gare di Premier League.
Sul più bello però qualcosa si inceppa e l’annata successiva è molto difficile, sia per l’islandese, autore di soli 2 gol e 3 assist in 35 partite, che per l’Everton, a lungo nei bassifondi della classifica prima dell’esonero di Marco Silva.
Il tecnico Carlo Ancelotti, subentrato nel corso dell’anno, in estate rivoluziona la squadra, imperniandola sui nuovi acquisti James Rodriguez e Allan e passando al 4-3-3. Sigurdsson si deve accomodare in panchina, non trovando una collocazione nel nuovo sistema di gioco. L’Everton parte fortissimo, con Rodriguez sugli scudi, e sembra che per Gylfi si sia ormai concluso un ciclo. Errore. Il 31enne islandese attende paziente il suo momento, continuando ad impegnarsi al massimo, da vero vichingo. A dicembre, nel periodo più difficile per i Toffees, Ancelotti rilancia Gylfi da titolare. Il 12 dicembre a decidere Everton-Chelsea è un rigore battuto proprio da Iceman, con la fascia da capitano al braccio. Il 19, nella sfida con l’Arsenal, Sigurdsson pennella l’assist per il definitivo 2-1 di Mina. Nel Boxing Day, contro il fanalino di coda Sheffield United, l’Everton fatica a trovare la via del gol, ma all’80’ ci pensa di nuovo Gylfi, con un diagonale rasoterra su assist di Doucouré.
Iceman is back!