Perché Perù-Argentina è stata più di una semplice partita

Perché Perù-Argentina è stata più di una semplice partita

(Photo by Daniel Apuy/Getty Images)

Perù-Argentina è stata una sfida che ha prevalicato i confini temporali dei novanta minuti e quelli spaziali del campo. La partita è stata giocata in un clima surreale, figlio di una situazione socio-politica da ottovolante a Lima e dintorni che secondo molti rendeva sbagliato disputare la partita stessa. Il popolo peruviano arriva da una settimana che ha visto avvicendarsi tre Presidenti.

Il reggente Vizcarra è stato deposto da un golpe ad opera di una frangia del Parlamento, oramai quasi saturo di casi di corruzione, che ha posto a capo dello Stato Manuel Merino. Il popolo non ha accettato la decisione, e si è riversato in strada. Fra i manifestanti molti giovani, la cosiddetta generazione dei Bicentenarios (l’anno prossimo la nazione festeggia i duecento anni dall’indipendenza).

Non sono mancati scontri con la polizia, che hanno portato anche a due morti. Dopo cinque giorni dall’insediamento, Merino è stato deposto. Al suo posto ora Francisco Sagasti ha il compito di traghettare il Paese fino alle elezioni di aprile.

“Somos libres, seámoslo siempre”

“Siamo liberi, siamolo sempre”. Potrebbero essere le parole che meglio riassumono il grido di speranza lanciato dai tanti ragazzi scesi in strada. Sono anche le prime parole dell’inno peruviano. È l’una e mezza di notte in Italia quando, a pochi metri dalle vie teatro degli scontri dell’ultima settimana, una squadra di calcio lo canta, con voce fragorosa.

Fra quegli undici uomini abbracciati c’è anche un volto quasi nuovo ai peruviani, ma ben noto agli italiani. Gianluca Lapadula è inquadrato dalle telecamere quando inizia il canto, e a sentire la passione che ci mette sembra sia in squadra da una vita. In campo poi prova a pungere l’Albiceleste, ma salvo qualche incursione in area di rigore non riesce a sfondare davanti. Ma lo spirito combattivo con cui duella anche con sua maestà Messi fanno capire (se mai ce ne fosse bisogno) che la garra non manca, e che la nazionale di Gareca ha trovato un nuovo ariete lì davanti.

Perù-Argentina Lapadula
(Photo by DANIEL APUY/POOL/AFP via Getty Images)

Perù-Argentina con tanta Italia

Non solo Lapadula a portare porzioni di tricolore in campo. Nella nazionale di Scaloni (lui stesso vecchia conoscenza del calcio nostrano) c’è spazio dall’inizio per gli “italiani” Martinez Quarta, De Paul e il “toro” Martinez. In panca c’è il Papu, non mancano gli “ex” Paredes e Ocampos.

Perù-Argentina Lautaro Martinez
(Photo by DANIEL APUY/POOL/AFP via Getty Images)

In campo è Lautaro che si prende la scena. Lo scatto sul filo del fuorigioco al 28′ gli vale il tu per tu con il portiere avversario Gallese, che aggira spostandosi sull’esterno, prima di scaraventare nella porta sguarnita il pallone dello 0 a 2 che di fatto sigilla poi il risultato. Per lui è l’undicesima rete in ventuno presenze con l’Albiceleste. Uno score che lo porta già nella top 20 dei goleador biancocelesti.

I peruviani escono sconfitti da una partita che hanno però combattuto fino alla fine. Un racconto che potrebbe essere riferito anche ai connazionali degli undici in campo. Il popolo del Perù ha subito tanto negli ultimi tempi, e la pagina di storia scritta nell’ultima settimana sembra avere il sapore della sconfitta. Ma le persone, i giovani scesi in strada hanno capito che, fuori dallo stadio, le partite vanno oltre i 90 minuti, e si può vincerle fino all’ultimo. Perché se si è liberi, bisogna esserlo sempre.