Turchia-Italia è per tutti la gara inaugurale degli Europei 2021, già 2020. Si giocherà l’11 giugno alle 21 allo Stadio Olimpico di Roma. O meglio, si dovrebbe giocare a Roma. Perchè tra il pressing dell’UEFA, la situazione Covid in Italia e il temporeggiare del Comitato Tecnico-Scientifico, le possibilità di Roma sono sempre più in calo. Non sarebbe l’unico caso -Bilbao e Dublino vanno verso la rinuncia- ma perdere la gara inaugurale danneggerebbe l’immagine quantomeno del calcio italiano. Un’occasione d’oro per altri paesi come l’Inghilterra, ma chi ci spera veramente è la Turchia. Il caso diplomatico conseguente alle parole del Presidente del Consiglio Draghi ha messo in moto la macchina di Erdogan che non si accontenta della vendetta economica. Vuole Turchia-Italia, la vuole ad Istanbul.
I rapporti tra i due paesi in questo millennio sono quasi sempre stati distesi, sebbene ci sia una sostanziale differenza culturale e politica. Erdogan guida la Turchia dal 2003 e ne è diventato via via il padre padrone fino ad essere ormai leader incontrastato del suo paese. Negli ultimi anni è stato accusato di violazione dei diritti umani, di mancato rispetto delle norme democratiche e di aver sostanzialmente utilizzato il mancato colpo di stato del 2016 per rinforzare se stesso. La sua figura è diventata centrale anche per il traffico degli immigrati e l’Unione Europea non ha potuto fare altro che finanziare la Turchia per non affrontare il problema. Erdogan ha sempre avuto un rapporto ottimo con il fu Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma dopo che Draghi lo ha definito “dittatore” qualche giorno fa i rapporti tra Turchia e Italia sono diventati molto tesi.
La volontà della Turchia di portare a casa la gara inaugurale degli Europei ha poco a che fare con il calcio. Per prima cosa sarebbe un grande colpo sferrato all’Italia. Ospitare Turchia-Italia ad Istanbul, con pubblico, e toglierla a Roma dove non ci sarebbero spettatori turchi: un capolavoro. Il secondo motivo riguarda l’immagine stessa del paese. La Turchia ospiterà la finale di questa edizione di Champions League. Sono piovute critiche all’UEFA, ma il 29 maggio la città di Erdogan sarà il centro del mondo. La linea turca è chiara e duplice: vendicarsi dell’Italia in qualsiasi modo e dimostrare al mondo che nessuno può intaccare il regime perchè sono gli stessi Paesi cosiddetti democratici a legittimarlo.
L’Italia in tutto questo si trova al centro di tre fuochi. Da una parte il suo ruolo internazionale e i rapporti strategici sul piano economico con la Turchia. Dall’altra la situazione sanitaria e un CTS che vuole almeno altre tre settimane per decidere se permettere la presenza di pubblico. Infine, l’UEFA che ha dato tempo fino al 19 aprile per fornire ulteriori informazioni. Il rischio di perdere una vetrina così importante dopo 31 anni dall’ultima volta è alto. Tra diplomazie che lavorano, comitati che rinviano e organi federali che aspettano, la partita è in corso, ma non è di calcio.