Pastore: “Zamparini come un padre, Dybala deve essermi riconoscente”

Pastore: “Zamparini come un padre, Dybala deve essermi riconoscente”

(Photo by GEOFFROY VAN DER HASSELT / AFP) (Photo by GEOFFROY VAN DER HASSELT/AFP via Getty Images)

Javier Pastore, ex trequartista della Roma, ha ricordato gli anni trascorsi con la maglia del Palermo raccontando bellissimi retroscena e aneddoti su Maurizio Zamparini, ex presidente dei rosanero scomparso pochi giorni fa, e su Paulo Dybala, stella della Juventus.

Pastore, le parole a TeleOne

“Zamparini? Lo ricorderò sempre per come mi ha trattato lui dal momento che sono arrivato in città, mi ha sempre trattato come un figlio. Ricordo il primo giorno che arrivai nel ritiro in Austria, mi portò in un centro commerciale a comprare un paio di scarpe da calcio perché voleva che io giocassi subito, quello stesso giorno. Sono convinto che questi sono gesti che non tutti i presidenti fanno con i giocatori, lui mi ha fatto salire in macchina, mi ha portato lì e mi ha fatto scegliere quello che volevo. Mi ha preso parastinchi e le scarpe: queste sono quelle piccole attenzioni che hanno fatto la differenza. Mi ha fatto sentire a casa, specie nei primi mesi che non sono stati facili per me. Lui e Sabatini sono sempre stati vicini, sia a me sia alla mia famiglia”.

SU PALERMO:A Palermo ho avuto la fortuna di poter giocare con tantissimi compagni che mi hanno aiutato tantissimo sotto ogni aspetto. Persone come Migliaccio, Nocerino, Balzaretti, Bovo, Liverani, Miccoli, sono solo alcuni dei profili che mi hanno aiutato a crescere, erano uomini e calciatori più grandi di me e mi trasmettevano tranquillità e fiducia dentro al campo, questo è stato un fattore determinante. Ilicic ed Hernandez? Eravamo amici dentro e fuori dal campo. Sono stati due anni dove mi sono divertito veramente tanto sotto ogni aspetto e per me rimarranno credo i migliori della mia carriera”.

SU DYBALA:Ricordo che in Argentina giocai una partita di beneficenza ed incrociai Paulo Dybala che allora credo avesse sedici o diciassette anni. Lui mi fermò chiedendomi “Flaco, il Palermo mi sta cercando, tu che pensi?”, io ero già approdato al Psg e gli ho detto che doveva accettare subito, perché Palermo è una città che ti fa sentire bene, è una società che fa crescere tanto i giovani che hanno ambizioni e voglia. Paulo mi ha ringraziato dicendomi che avrebbe valutato perché c’erano altre squadre interessate al suo cartellino. Io gli dissi: “Vai al Palermo!” . La verità poi è sotto gli occhi di tutti, perché ha fatto la scelta giusta. E se Dybala è quello che vediamo adesso lo è perché è cresciuto calcisticamente al Palermo”.