Parma, Pellè si presenta: “Sono in forma, posso dare di più”
“Casa dolce casa”, “non c’è due senza tre”, “il ritorno del figliol prodigo”: tutte frasi che si addicono al trasferimento di Pellè al Parma. Dopo due esperienze nei ducali, l’attaccante ha girato il mondo come un pellegrino. Olanda, Inghilterra, Cina: il ritorno al Parma è un cerchio che si chiude. L’attaccante pugliese ha parlato oggi per la prima volta in conferenza stampa.
Quando sarà pronto a scendere in campo?
“Per quanto riguarda la condizione, nonostante abbia concluso la stagione a fine anno, ho lavorato e mi sono tenuto in forma. Con la squadra è sempre un’altra cosa, bisogna essere intelligenti ad entrare e dare la mano al momento giusto. Il mister deve decidere, siamo tutti a disposizione e spero di fare bene senza scusanti. Per concerne la Cina, la scelta di andare lì era la migliore che poteva capitarmi. Quando uno è un professionista dà il massimo si trovi; avevo raggiunto una maturità tale da rispettare il campionato che è al di sotto dell’Europa. Gli allenamenti sono sempre stati vivaci, con ragazzi che danno il meglio, avevo allenatori come Magath, una specie di Zeman, con cui dovevi correre e si lavorava. È una cosa molto personale, ho sempre dato tutto quello che avevo“.
Che aria si respira?
“Sono arrivato in un momento particolare, ma ne ero consapevole. Sono felicissimo di essere arrivato, ringrazio il direttore, la società: è una scelta che ho voluto fortemente. Sono positivo, siamo coscienti della posizione ma non possiamo piangersi addosso. Dobbiamo reagire, il calcio cambia da un momento all’altro. Siamo in una situazione negativa, possiamo solo fare meglio. Cercherò di aiutare sia a livello calcistico che mentale, dobbiamo essere ottimisti e cercare di ribaltare la situazione“.
Sente meno la pressione?
“Io sono uno a cui piace la pressione, spero passino tempi migliori ma vuoi o non vuoi il calcio è questo, sei sotto pressione ogni domenica ed è parte integrante del nostro lavoro. Bisogna viverla positivamente. Sono molto convinto di approcciare il tutto in maniera positiva, siamo in molti, non è il singolo che dà una svolta“.
Come è cambiato?
“Ho trovato l’equilibrio giusto subito dopo il Parma. Mi impegnavo tanto e facevo abbastanza bene con Giovinco, ho raggiunto la maturità per capire cosa fare. Il calcio deve essere curato nei minimi dettagli. Ho avuto un exploit internazionale, ma non per colpa di altri, ma solo per un mio modo di approcciare a questo mestiere. Sono abbastanza cambiato, sono più completo“.
Che tipo di Serie A ha ritrovato?
“È un periodo particolare in tutto il mondo, non è la situazione migliore. La A era in una fase di crescita, stava cambiando mentalità, investendo su strutture e altri che fanno la differenza. È sempre affascinante, uno dei campionati più combattuti“.
Quanto conosceva D’Aversa?
“Le decisioni sul campo le sceglie l’allenatore, noi siamo a disposizione. Il mister è uno molto testardo, gli piace fare le cose per bene, pretende il massimo dagli ognuno di noi. Allenatori bravi ne ho avuti, quando hai allenatori così la differenza è tanta: con questa voglia di arrivare al campo e allenarsi. Lui ha le idee chiare pur essendo giovane, il modulo sono decisioni sue ma noi dobbiamo lavorare tanto ed eseguire gli ordini“.
Perché ha scelto Parma?
“Subito dopo l’ultima partita ho avuto una sfilza di chiamate per ripartire. Ho aspettato un po’ per avere la scelta giusta. Il Parma mi ha mostrato più voglia, non bisogno. A Parma sono stato tempo fa, ho lasciato metà lavoro fatto e io sono orgoglioso, mi piace dare alle persone ciò che ti trasmettono. Penso di dovere dare di più a questa piazza“.
Negli ultimi anni tanti ex sono tornati in A e hanno fatto molto bene. Lei torna dopo quasi dieci anni, come la aiuta questa sua esperienza?
“Non vorrei fare previsioni prima di dimostrarlo, cercherò di fare il massimo e poi a fine anno ne riparleremo. Spero di aver portato qualcosa in più. Per quanto riguarda i ritorni, il calcio non è solo fisico o talento, è anche questione mentale e la gestione dei momenti buoni e cattivi. Io penso di aver avuto un’ apertura mentale da poter gestire al meglio questi sbalzi che il calcio porta ad avere“.