Il 23 settembre 1956, a Prato, nasce Paolo Rossi. Nome e cognome tra i più diffusi in Italia, ma di Pablito ce n’è uno solo. Eppure, la sua è una parabola sportiva tutt’altro che lineare, anzi. Arriva nel settore giovanile della Juventus a 16 anni, ma l’impatto è durissimo: in due stagioni viene operato tre volte al menisco. Eppure, a neppure 18 anni, nel 1974, esordisce con i grandi, in Coppa Italia, contro il Cesena.
É la Juventus di Zoff, Gentile, Cabrini, e Paolo Rossi non è ancora pronto. La stagione successiva finisce in prestito al Como, ma senza grossi risultati: alla fine racimola la miseria di 6 presenze. Nel 1976, invece, è il Vicenza a puntarci: arriva in comproprietà, e sotto la guida del tecnico Fabbri vive una crescita strepitosa. Nella sua prima stagione da titolare, chiude come capocannoniere della Serie B con 21 reti e trascina il Lanerossi alla promozione. La Juventus, intanto, decide di non riscattarlo, puntando su Pietro Paolo Virdis.
Nella stagione 1977/1978 Paolo Rossi esordisce da protagonista in Serie A, con la maglia del Vicenza. Che, alla fine della stagione, arriverà ad un sorprendente secondo posto, soprattutto grazie alle reti della punta di Prato: 24 e titolo di capocannoniere. Prestazioni che convincono il ct azzurro Enzo Bearzot a portarlo ai Mondiali 1978 in Argentina. Quella stessa estate, farà scalpore la quotazione del cartellino di Paolo Rossi. Il numero uno del Vicenza, Farina, chiede 2 miliardi e 612 milioni alla Juventus per riscattare la sua metà, e Pablito resta in Veneto.
Ma gli infortuni tornano a tormentarlo, e l’anno successivo il Vicenza torna clamorosamente in Serie B. Rossi, allora, si lega al Perugia, per due stagioni in prestito oneroso. Segna, come sempre, ma nel 1980 rimane invischiato nello scandalo scommesse: accusato di aver truccato la partita Avellino-Perugia, verrà squalificato dalla CAF per due anni. Inizia un periodo buio, ma torna a Torino e nell’aprile 1982 torna in campo.
Gioca appena tre partite, segnando un gol all’Udinese. Abbastanza per convincere Bearzot a portarlo in Spagna per i Mondiali, tra lo scetticismo generale. Il resto, è storia. Paolo rossi trascina gli Azzurri alla vittoria del più inatteso dei Mondiali, al fianco di quei compagni di squadra irraggiungibili solo qualche anno prima. Alla fine dell’anno diventerà il terzo italiano dopo Rivera e Sivori a conquistare il Pallone d’Oro, e negli anni successivi, con la Juventus, vincerà praticamente tutto quello che c’era da vincere.