Paolo Rossi e Vicenza, una lunga storia d’amore
Vicenza questa mattina si è svegliata con un cielo grigio, senza la pioggia incessante degli ultimi giorni. La notizia della morte di Paolo Rossi, però, ha sostituito la pioggia con le lacrime dei vicentini. Pablito era nato a Prato nel 1956, ma dal suo arrivo al Lanerossi nel 1976 è diventato figlio prediletto di Vicenza. Se ne andò al Perugia tre anni dopo, tre anni in cui portò i biancorossi dalla Serie B, al secondo posto in Serie A, fino all’Europa. Nonostante l’addio, Rossi rimase sempre legato alla Città del Palladio che lo consacrò e che di lì a poco lo fece diventare l’eroe del Mundial ’82. Due anni fa ritornò nel Lanerossi Vicenza del nuovo patron Renzo Rosso come ambasciatore del club e membro del consiglio di amminsitrazione. Il 18 febbraio di quest’anno, come simbolo del legame indissolubile con la città, ricevette la cittadinanza onoraria.
Rossi arriva a Vicenza nel 1976 dopo una stagione negativa al Como in Serie A. La Juventus, proprietaria del cartellino, convince il presidente Farina a prenderlo in compartecipazione. Paolo Rossi scende in Serie B e da quel momento la sua carriera svolta. Il nuovo tecnico Gibì Fabbri crea una squadra compatta con un gioco corale che dà importanza a tutti e sfrutta le qualità del nuovo attaccante. A fine campionato il Lanerossi vince il campionato tornando in Serie A dopo due anni e Paolo Rossi vince la classifica cannonieri con 21 gol.
Nel 1977-78 è la stagione della svolta per Rossi e l’anno dei sogni per i tifosi vicentini. La rosa mantiene i nomi dell’anno prima e Fabbri schiera ancora Rossi come centravanti. Questo cambio tattico, era in realtà un’ala destra, sarà determinante per la squadra e per la carriera di Pablito. Il Lanerossi vincerà contro la Lazio, la Roma e la vittoria contro il Napoli consegnò ai biancorossi uno storico secondo posto in classifica per una neopromossa. Il Vicenza fu anche il miglior attacco quell’anno con 50 gol, 24 li segnò Paolo Rossi, capocannoniere anche in Serie A, che venne convocato in Nazionale per i Mondiali in Argentina.
Nella stagione successiva il Vicenza esordì per la prima volta in Coppa Uefa venendo subito eliminato. In campionato andò diversamente rispetto all’anno prima e, nonostante i 15 gol realizzati da Rossi, la squadra scese in Serie B. Il 1979 segnò l’addio del Rossi giocatore a Vicenza, ma per i tifosi di calcio e soprattutto per i vicentini quel legame rimase sempre presente. 66 gol in 108 partite non si possono dimenticare facilmente.
Non si può dimenticare quel Vicenza definito Real che da provinciale e neopromossa arrivò vicino alla gloria. Osannato da Brera, ricordato con nostalgia dalla generazione degli anni ’60, rimpianto per tanto tempo fino ai trionfi dell’epoca di Guidolin. Paolo Rossi era simbolo di tutto questo. Era l’emblema delle piccole piazze che possono sognare. Era l’esempio che con la gavetta si può arrivare a vincere il Mondiale e il Pallone d’Oro. Paolo Rossi era sempre sorridente quando si parlava di Vicenza e del Vicenza, portava nel cuore la città e i suoi colori. La stessa città che sabato gli dirà addio per sempre, salutandolo come un figlio che parte, ma che resta sempre nel cuore.