“Il calcio italiano è vicino al collasso economico-finanziario. Non chiediamo alcun aiuto al governo, ma ristori”. Queste le parole pronunciate dal presidente della Serie A, Paolo Dal Pino, lo scorso 31 ottobre. Dichiarazioni forti che rivelavano esattamente il momento attuale del calcio nostrano.
La situazione, da quel 31 ottobre, infatti, non è cambiata. Ieri il Consiglio federale è riuscito a spostare il termine di pagamento degli stipendi dal (vicinissimo) 16 novembre al (poco più lontano) primo dicembre. Un rinvio di quasi due settimane che, però, non risolve il problema.
Il primo dicembre, d’altronde, andranno pagati gli ingaggi del primo trimestre della nuova stagione per un ammontare di 300 milioni. Cifre, al momento, proibitive per ben 15 squadre di Serie A che aspettano, come dichiarato da Dal Pino, solo l’intervento del governo.
Di queste 15, tre (di cui non si sanno ancora i nomi) non hanno nemmeno pagato l’ultimo mese della scorsa stagione nè, tantomeno, trovato accordi privati con i calciatori. Se queste non riusciranno a risolvere la situazione entro il 16 novembre (la proroga non vale per questi pagamenti) rischiano la penalizzazione. Sono previsti 2 punti per gli stipendi netti e altri 2 per i contributi. Discorso, ovviamente, valido anche per le altre società in difficoltà.
La nuova scadenza, tuttavia, è utile sul fronte contributi. Spostando la data di pagamento degli stipendi slitta, parallelamente, al prossimo gennaio anche il versamento dei relativi contributi.