Tommaso Giulini non è un presidente banale. Non che lo fosse il suo predecessore, Massimo Cellino, intendiamoci, ma per visione e pragmatismo il Cagliari oggi può contare su una guida decisamente più solida. Capace, in pochi anni, e nonostante una retrocessione in Serie B, di dare forma e contenuto a un progetto che non ha nulla di provinciale. Del resto, il Casteddu è la squadra di una Regione, la Sardegna, e a cinquant’anni dallo storico scudetto del 1970, è tornata a sognare. Un anno fa, l’avvio bruciante dei ragazzi di Maran aveva fatto sperare in un exploit dal sapore europeo. Poi, da dicembre, i risultati hanno smesso di sorridere, e la classifica si è andata via via normalizzando. Fuori dal campo, intanto, il progetto del nuovo stadio, pietra angolare della presidenza di Tommaso Giulini, arrivato alla guida del Cagliari solo nel 2014, è andato avanti.
Ci vorrà ancora un po’, ma la speranza è di consegnare il progetto esecutivo definitivo e il nuovo piano economico finanziario entro marzo, e poter giocare nel nuovo impianto dalla stagione 2023/2024. Magari con il Cagliari in Serie A, dove, a giudicare dalla rosa di oggi, sarebbe giusto che rimanesse. Il mercato di gennaio ha portato in dote due centrocampisti di indiscussa qualità, come Nainggolan, al terzo capitolo della sua avventura sarda, e Duncan, ma al giro di boa la classifica è a dir poco preoccupante.
E lo sa benissimo lo stesso Tommaso Giulini, che ieri, dopo l’ennesima sconfitta, la settima consecutiva del 2021, è apparso preoccupato. Conscio che la squadra non vale i 14 punti raccolti sin qui sotto la guida di Eusebio Di Francesco. Uno che, al di fuori di ogni retorica, ha gettato le basi del Sassuolo di De Zerbi, plasmando giocatori come Berardi, Pellegrini, Acerbi, Defrel e tanti altri.
Tutt’altro che uno sprovveduto, il mister abruzzese, che meno di due anni fa ha portato la Roma ad una miracolosa semifinale di Champions League. Tutto questo, Tommaso Giulini lo sa, e infatti, nello stupore generale, ieri, dopo la partita con il Genoa, si è presentato lui davanti alle telecamera. Una di quelle scelte che, di solito, lascia presagire il peggio per un allenatore. E invece, il presidente del Cagliari ha annunciato il rinnovo, la fiducia incondizionata, al suo mister. “Abbiamo prolungato il suo contratto in settimana, servirà a dargli forza. Dobbiamo trasmettere energia positiva. La squadra ha dei valori, Di Francesco ha il gruppo in mano. Avremo voluto annunciarlo dopo aver preso punti, ma purtroppo è andata male. Adesso il rinnovo servirà a dare solidità al tecnico e al progetto”.
Un gesto, a suo modo, rivoluzionario, sui generis. Di un presidente che non ha cercato una scorciatoia, ma ha pensato bene di riempire le buche della strada, dissestata, imboccata in estate. A costo di vedere qualche nazionale “giocare in Serie B”: Tommaso Giulini dixit. Raccogliendo, in un calcio abituato ai cambi in corsa e agli esoneri affrettati, attestati di stima da tutta la stampa. Nella speranza, aggiungiamo noi, che se le cose dovessero mettersi male gli attestati di stima non si traducano in rimproveri tardivi ed in inutili “ah, se avesse cacciato Di Francesco alla fine del girone di andata”. Non farebbe onore a loro, né al coraggio del presidente del Cagliari.