Il nuovo Stadio di Milano potrebbe essere costruito in un comune diverso rispetto al capoluogo lombardo. Sia Milan che Inter, nelle ultime settimane, non hanno escluso questa possibilità e tra le proposte c’è anche il comune di Sesto San Giovanni. Il sindaco della città, Roberto Di Stefano è stato intervistato in esclusiva ai microfoni di MilanNews.it. dove ha parlato così della questione del nuovo stadio. Un argomento complicato sotto tutti i punti di vista, che ha trovato davanti a sé molti ostacoli.
Ecco di seguito le parole del sindaco Di Stefano sul nuovo Stadio Di Milano, se ci sia stata una candidatura spontanea di Sesto San Giovanni o se ci siano stati contatti con i club di recente: “Già dal 2018 c’è stato un sopralluogo dell’interessamento dei club durante un momento un po’ di stallo su San Siro, che vedo, nonostante siano passati quattro anni, è rimasto. Evidentemente ci sono grosse criticità. Parallelamente, così come era accaduto nel 2018, noi abbiamo tutte le aree dismesse più grosse d’Europa, che sono le aree ex Falck con 1.250.000 metri quadrati solo di aree Falck, alle quali poi si aggiungono 350.000 metri quadrati di aree ex Marelli e altri 400.000 metri quadrati di aree ex decapaggio Vulcano. Tutto ciò che era l’acciaieria, la fonderia, di industriale degli anni ’70 è oggetti di rigenerazione urbana. Parliamo di quasi 2.000.000 di metri quadrati di aree, praticamente abbiamo una città nella città che deve essere costruita. Il volano di questo investimento è un volano pubblico perché Regione Lombardia farà l’investimento più importante del suo mondato con la città della ricerca e della salute, per un valore di circa 450.000.000 di Euro e occuperà circa il 10%; parliamo di circa 200.000 metri quadri su 2.000.000, quindi c’è un 90% di territorio da sviluppare. Sono aree private, non pubbliche, è stato fatto un piano di governo del territorio molto flessibile, che punta molto sull’indifferenziata, ma che punta molto anche su iniziative di pubblico interesse, in primis, a seguito dell’arrivo dell’Istituto dei tumori, già il San Raffaele 2 ha acquistato dei terreni sul nostro territorio. Sesto è appetibile perché ha delle aree immense da riqualificare e sono aree molto ben servite: abbiamo tre fermate della metropolitana rossa, che sono il prolungamento di quelle di Milano, più due in costruzione proprio nelle aree Falck, con una tariffa non più extraurbana com’era fino al 2018, ma urbana, quindi da Milano a Sesto uno ci arriva senza dover pagare l’extraurbano e quasi senza accorgersene di essere uscito da Milano. Abbiamo la stazione della ferrovia, proprio all’interno delle aree Falck, comodo anche per chi si muove con i treni. Abbiamo diversi svincoli autostradali, e uno proprio in costruzione fuori dalle aree Falck per consentire ai pendolari o ai fruitori della città della ricerca e della salute di poter arrivare direttamente. Abbiamo anche un sistema di parcheggi interrati che realizziamo nelle nuove aree su un progetto di Smart City proprio finalizzato a far arrivare le persone e farle camminare e non utilizzare i mezzi inquinanti. C’è proprio una rigenerazione di una nuova città che sarà costruita nella città attuale, collegata a Milano. Noi siamo ad un quarto d’ora di metropolitana dal Duomo, in un quarto d’ora arrivi a Linate, le aree non hanno strutture all’interno perché sono già state demolite, quindi i tempi delle demolizioni sono molto più veloci; immagino che ad un investitore è uno dei primi elementi possa interessare e parallelamente anche buona parte delle bonifiche su molte aree è già stata conclusa. Per poter prendere una decisione di questa natura, mi riferisco a Inter e Milan, bisogna essere in tre ad essere d’accordo: il comune, la proprietà e le due società. Il Comune, come nel 2018, anche oggi dà la sua disponibilità ad ospitare un impianto come quello proprio come volano, perché lo vediamo come un volano per tutto il territorio che possa valorizzare delle aree molto più grandi, in una logica che secondo me dovrebbe essere la logica di città metropolitana, quindi che Milano non finisca al confine del comune ma che comprenda la prima schiera del milanese con i comuni dell’hinterland. Che poi è anche una logica più internazionale, che nel mondo calcistico, se andiamo all’estero, molte realtà stanno facendo. La disponibilità del comune c’è, ma serve anche quella della proprietà e quella dei club”.
Sui vantaggi. “Il vantaggio è che farebbe da volano per lo sviluppo di tutta l’area. Porterebbe più commercio, più turismo, più marketing territoriale da un punto di vista anche strategico di visibilità del territorio. Risolverebbe molti problemi all’interno della cintura metropolitana: vedo sempre, quando ci sono partite di campionato o di Champions, a San Siro, si blocca tutto l’intero quartiere. Riuscire ad avere un’area talmente grande da sviluppare e programmare prima la presenza all’interno di quella di una struttura di queste dimensioni, ben servita poi da tutte le infrastrutture, con una concentrazione e un’idea che deve sapere ospitare e rendere molto fluido l’arrivo di 50/60mila persone in una determinata fascia oraria, ma anche sopravvivere durante la settimana, con attività connesse come un museo, un’attività commerciale. Sicuramente è importante per il territorio dal punto di vista dell’immagine, dal punto di vista del turismo, del ritorno finanziario ed economico nelle casse del comune, quindi più attività c’è e più risorse rimangono sul territorio, da Sindaco, devo curare l’interesse del mio comune”.
Sul progetto di Populous in quell’area. “Il progetto dovrebbe occupare una dimensione di una struttura attorno ai 130/140mila metri quadrati, comprese le parti commerciali e museali, parcheggi ecc… E’ traslabile? Se inserite 140mila metri quadrati su 2.000.000 di metri quadrati di aree potete capire che c’è solo l’imbarazzo della scelta di dove posizionarlo”.
Sugli eventuali tempi di costruzione. “Una volta che viene presentato il progetto e individuata l’area, l’approvazione del progetto avviene immediatamente… credo che nel giro di, tolte le parti amministrative e burocratiche e se l’area individuata è già certificata come bonifica, un anno e mezzo massimo possono avere il permesso per iniziare a costruire”.
Sugli obiettivi del comune di Sesto. “La città della salute è un qualcosa di già autorizzato e già cantierizzata. Le pubbliche amministrazioni parlano per atti pubblici, non esistono progetti e non esiste nulla. Mi piacerebbe regalare alla città, soprattutto nel 2022, anno in cui Sesto San Giovanni è città europea dello Sport, chiudere questo anno con un regalo che durerà e sarà visto dalle prossime generazioni. Dico mi piacerebbe perché la decisione vede diversi interlocutori”.
Rallentamenti per la costruzione dello stadio a Milano. “Innanzitutto la struttura pubblica, e c’è una grossa differenza tra avere un interlocutore pubblico e uno privato. Il quartiere è esausto dagli effetti delle partite del sabato e della domenica e quindi ci sono tantissime raccolte firme che poi sfociano in ricorsi al Tar. Quando si mette mano a livello urbanistico, la possibilità di bloccare, attraverso ad organi di giudizio, quindi con ricorsi e denunce, ahimè siamo in Italia ed è molto semplice ed è difficile poi quantificare le tempistiche. Anche con un progetto autorizzato, davanti a ricorsi al Tar, alla demolizione, ci sono un sacco di enti che possono intervenire e bloccarti i lavori. Quando intervengono enti perché la struttura è tutelata come struttura storica, di lì non riesci più a togliere una mattonella e diventa una salita burocratica che fa scappare l’investitore. Sappiamo benissimo qual è il piano finanziario, sia Inter che Milan sono due società gestite da fondi internazionali e non fanno beneficenza. Anche il loro interesse è quello di avere dei piani finanziari e delle sostenibilità economiche e un ritorno finanziario per gli investitori, e quindi è uno di quegli elementi che pesa tantissimo. Siamo ben contenti di togliere le castagne dal fuoco a Milano (ride, ndr)”.