San Siro non si tocca. Questo è quello che emerge nella recente consultazione che Vittorio Sgarbi, neo Sottosegretario alla Cultura, ha tenuto sul tema: “Ha un valore storico, sarebbe come buttare giù l’Eur a Roma. Se serve un vincolo, lo metterò”. D’accordo con lui anche l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. La tribuna (da stadio) diventa politica: di mezzo c’è anche il turismo con diverse situazioni da appianare.
In molti, compreso il Sindaco Sala, vogliono vederci chiaro. Se tenere San Siro significa ristagnare nei soliti margini e cavilli strutturali, anche no. Questo lascia intendere il Primo Cittadino che, comunque, accoglie le obiezioni fatte da Sgarbi e Berlusconi. La questione, tuttavia, è più complicata: Sala ha fatto sapere che sta dalla parte dei club, i quali vogliono un nuovo progetto, a patto che presentino un lavoro ben fatto e delle proposte attendibili.
Precisazione necessaria che ha messo in moto la macchina organizzativa: non solo i club sono d’accordo, Inter e Milan pronte a collaborare, ma hanno già due, tre proposte sul tavolo. Il mese di novembre (quel che ne resta) sarà caldo in tal senso. Sgarbi, in settimana, ha un appuntamento fissato con Luigi La Rocca – Direttore Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura – prima voce in agenda: “Status San Siro”. Cerchiato in rosso. Significa che la situazione è impellente. È necessario capire se l’abbattimento può essere evitato oppure no.
Dal vecchio al nuovo, perchè gli appuntamenti non sono finiti: il 18 novembre prende il via la serie di incontri pubblici rispetto al progetto in essere. 14 momenti tra incontri pubblici, sopralluoghi e valutazioni che faranno da raccordo alla politica. Le questioni burocratiche devono essere correlate da valutazioni tecniche: il coordinatore delle operazioni Andrea Pillon sottoporrà alla commissione di valutazione le questioni ancora aperte. Non ultima quella sul ruolo di San Siro e il relativo, ed eventuale, smantellamento: il punto è questo. Capire come gestire un’icona del patrimonio artistico italiano e, nel caso, come rifarla. Oppure dove posizionare il nuovo impianto, nel caso San Siro non si possa toccare.
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I tempi lunghi non fanno piacere ai club, ma – è il caso di dirlo – l’hanno messo in cantiere vista la complessità dei punti da affrontare: alla presentazione, e nel corso dello sviluppo, dei progetti ci sarà anche una folta rappresentanza di tifosi con disabilità (persone affette da sordomutismo e non solo) che vaglieranno, in qualche maniera, l’attendibilità delle proposte per non perdere di vista il tema portante dell’accessibilità. Il tifo oltre le barriere: tra il dire e il fare c’è di mezzo la burocrazia, ma ancor più la volontà. Punto focale anche per quello che riguarda il patrimonio culturale. Non a caso integrazione dovrebbe far rima con cultura, non solo allo stadio.