Niente biscotti. Altra serata magica per l’Italia. Inseguendo un gol
Avete presente quelle scatole di biscotti in cui le nonne racchiudono accuratamente ago e filo e in cui tutti i nipoti d’Italia sperono di trovare qualche dolcetto dopo il solito pranzo e invece rimangono delusi? Ecco, probabilmente Roberto Mancini ha preso spunto da una curiosa situazione capitata un po’ a tutti. Niente inciuci nemmeno per il ct della nazionale azzurra, affamato di vittorie e primi posti, record e gol segnati. Ma soprattutto non subiti. Soltanto i numeri fanno capire l’impatto di Mancini su questa squadra: 11 vittorie consecutive nelle ultimi 11 gare, 32 gol fatti e zero subiti. Zero. Addetti ai lavori e non avrebbero dovuto capire sin da subito che non ci sarebbero stati calcoli, ma soltanto una tennistica impostazione nell’affrontare l’avversario: per vincere bisogna battere tutti.
La nazionale piace ed esalta chiunque. Gioca bene a calcio – situazione davvero atipica per quanto riguarda i colori azzurri -, ride e scherza al momento opportuno e azzanna la preda quando c’è bisogno di chiudere i giochi. L’istante adatto, quella cura del dettaglio che forse è sempre mancata, ma che l’esperienza internazionale del ct ha cambiato radicalmente. E a proposito di cura mister Roberto ha avuto un grande merito, quello di saper cancellare con un colpo di spugna alla mancata qualificazione nel mondiale del 2018. Un’onta difficile da lavare via, ma dopo la vittoria col Galles è rimasto un alone abbastanza sbiadito e visibile soltanto in controluce.
La vittoria nell’ultima gara della fase a gironi ha evidenziato la fame di vittoria di una squadra che non ha quasi nulla da perdere, le nazionali più forti frenano e gli azzurri inanellano successi. Non mancano ovviamente gli scettici, coloro che devono praticare il secondo sport più amato nel Belpaese: la polemica. Gli avversari non sono considerati all’altezza, ma spesso viene tralasciata per strada la banalità più importante: ha ragione chi vince, ora non è di certo il tempo dei processi in pubblica piazza.
I paragoni, ovviamente, sono in corso d’opera. I nostalgici vedono nel gruppo azzurro la nazionale del mondiale ’90, alcuni quella del 2006. Ma gli uomini di Mancini sono belli da vedere in campo per le loro peculiarità. Qualcuno che con le parole ci gioca da una vita ha sempre detto che ci sono squadre uniche, difficili da rivedere. Complicate da replicare. Ma non è detto che possano esserci squadre belle in maniera differente. L’Italia del 2021 piace perché rappresenta uno spirito di rivalsa, dove il singolo ha voglia di tornare a sorridere. È l’Italia di Mimmo Berardi, un giocatore dal potenziale inespresso che ha capito cosa vuol fare da grande. È la nazionale di Lorenzo Insigne e del suo tiro a giro che fa sorridere, ma soltanto sui social. Anche perché i portieri che lo subiscono non sono di certo contenti.
È l’Italia dei ragazzini terribili come Locatelli, Pessina e Raspadori. E di qualche come Bonucci e Chiellini. È l’Italia del Rinascimento come le maglie e della rinascita dopo un periodo da chiudere a doppia mandata nel cassetto dei brutti ricordi per non farlo uscire mai più. Anzi da far uscire per far bruciare una cicatrice che sicuramente farà male, ma che può insegnarti qualcosa per tirare avanti in un momento di incertezza. Non è bella come Italia ’90 o Germania 2006? Nessun problema, sarà l’Italia che ha fatto sorridere, quella scanzonata che intanto è arrivata agli ottavi di finale. Ora è il momento di guardare avanti e andarsi a prendere almeno un’altra notte magica. Inseguendo un gol.