Il Napoli approccia al Via del Mare con gli evidenti postumi della severa batosta di cinque giorni prima, ma al primo tentativo diretto allo specchio è già gol. Sa soffrire, ci crede e trova una vittoria (anche) fortunosa contro uno scomodo avversario, che all’andata l’aveva bloccato sul pari.
Una vittoria poco limpida, sia chiaro. Nel risultato, nelle gambe (seppur non apparse stanche) e nella testa (altrove, giustamente). Si è avvertita chiaramente una mancanza di brillantezza da parte del Napoli, solo che questa cosa non può e non deve essere addebitata solo alla squadra di Spalletti. In questa fase della stagione, il Lecce – tanto peggio in casa – era un avversario davvero ostico da fronteggiare. Il team giallorosso, al sesto ko consecutivo, ha provveduto, come spesso capita a chi affronta gli azzurri, a mettere i soliti granelli di sabbia a inceppare i meccanismi di risalita del pallone innescati dal centrocampo azzurro. Lobotka ingabbiato, Anguissa inceppato, Elmas fumoso. Ecco che viene fuori la forza degli esterni: proprio da loro sono nate le due azioni che hanno permesso agli azzurri di portare a casa la partita. La punizione da sinistra di Mario Rui – quella che poi si è trasformata nel cross di Kim e nel colpo di testa del vantaggio di capitan Di Lorenzo – è stata conquistata da Lobotka dopo uno scambio a tre con Elmas e Mário Rui; il cross deviato maldestramente in porta dal leccese Gallo (con l’egida del portiere Falcone) arriva al termine di una lunga manovra di accerchiamento. Sotto tono Kvara, ancora a sprazzi Raspadori. E se poi ci si mette anche il ko di Simeone (si spera nel nigeriano mascherato a questo punto) in vista del Milan… La vittoria in Salento è una benedizione dal cielo e una discreta fortuna per una squadra che ora vede il traguardo tricolore a pochissimi metri di distanza e può (finalmente) pensare solo all’Euroderby di Champions.