Nati oggi: Virgil van Dijk, la roccia di Liverpool
L’8 giugno 1991 nasce a Breda Virgil van Dijk, considerato uno dei più forti difensori centrali in circolazione. Campione d’Europa con il Liverpool e secondo classificato nella lista del pallone d’Oro 2019, campione d’Inghilterra nel 2020 sempre con i Reds, è reduce da una stagione complicata, segnata da un grave infortunio che lo ha costretto a saltare l’Europeo con l’Olanda. Difensore estremamente moderno, è probabilmente il più abile al mondo nei duelli 1vs1. Nel 2019, una statistica impressionante su di lui diceva che nell’arco della stagione era stato superato in dribbling una volta sola. Al contempo, è un difensore dotato di grandi doti atletiche che gli permettono di difendere ampie porzioni di campo alle proprie spalle. Inoltre, brilla in fase in impostazione del gioco. Tutte caratteristiche che lo hanno reso particolarmente adatto al famigerato gegenpressing di Jurgen Klopp.
La storia di van Dijk
Quella di Virgil van Dijk è la storia di uno che ce l’ha fatta. La storia di un “self-made man” che ha dovuto fare i conti con un’esistenza tutt’altro che “apparecchiata”, da figlio di immigrati surinamensi in Olanda. Pochi soldi, un’infanzia difficile segnata dall’abbandono del padre, addirittura lo spettro della morte. Dietro “la roccia” Van Dijk c’è una vita da raccontare.
Ancora minorenne, Virgil si divideva tra calcio e lavoro: gli allenamenti con il Willem II, club che lo ha formato, e poi in bici di corsa al ristorante “Oncle Jean”. Dopo il Willem II arriverà il Groningen, il club che gli permetterà di prendere la patente e abbandonare, finalmente, la bici per gli spostamenti. E da lì in poi l’inizio della parabola ascendente del difensore più costoso al mondo. Celtic, Southampton, Liverpool. La Champions League, la Premier League. Il pallone d’Oro sfiorato. Fino all’infortunio dello scorso ottobre, una lesione ai legamenti del ginocchio sinistro, che lo hanno costretto, due mesi fa, a rinunciare alla convocazione per l’Europeo in corso.
Nella vita di Van Dijk non è mancato proprio nulla, dalle stelle alla polvere. Compreso il rischio di veder sfumare precocemente non solo la sua carriera, ma persino la sua vita. Proprio ai tempi del Groningen un’infiammazione all’appendicite, trasformatasi poi in peritonite ed uremia, mise in serio pericolo la vita di Virgil: “Ho visto la morte in faccia, è stata un’esperienza terribile. Mia madre ed io pregavamo insieme”. Una situazione talmente critica da spingerlo a pensare al peggio: Van Dijk aveva addirittura firmato un testamento di consegna di tutti i suoi averi alla madre. L’ennesima insidia, superata grazie alla sua notevole forma fisica. L’augurio è che questo gli permetta di recuperare al massimo anche da quest’ultimo infortunio, in vista della prossima stagione.