Il 21 novembre 1979, a Crotone, nasce Vincenzo Iaquinta. Cresciuto nelle giovanili del Reggiolo, esordisce nel Campionato Nazionale Dilettanti a 17 anni. È l’inizio di una lunga gavetta, che lo porterà sul tetto del mondo. Attaccante non particolarmente prolifico, specie ad inizio carriera, dopo sei mesi al Padova passa al Castel di Sangro. Le due stagioni passate in Abruzzo, nell’allora Serie C1, gli valgono la chiamata dell’Udinese, club sempre attentissimo alle serie minori.
In Friuli rimane dal 2000 al 2007 e, con Antonio Di Natale, Iaquinta forma dal 2004 una delle coppie gol più prolifiche della Serie A. La conferma arriva anche dai numeri: per la prima volta in carriera chiude per quattro stagioni in doppia cifra. Prestazioni che gli valgono anche la chiamata in Nazionale del ct Marcello Lippi, che un po’ a sorpresa lo inserisce nella lista degli Azzurri per il Mondiale 2006.
Iaquinta, da gregario, si fa trovare pronto, e segna anche un gol, nel 2-0 contro il Ghana nel primo turno. Partendo dalla panchina, gioca anche la semifinale contro la Germania e la storica finale contro la Francia. Di ritorno dalla Germania, resta un altro anno all’Udinese, prima di fare il grande salto alla Juventus.
I bianconeri, dopo lo scandalo Calciopoli, sono un club in piena rifondazione, e nel gennaio del 2012 Vincenzo Iaquinta lascia Torino per Cesena. Sei mesi di prestito che gli fanno perdere la gioia dello Scudetto, l’unico della sua carriera, che si interrompe in estate. Resta legato alla Juventus per altri due anni, senza mai scendere in campo né essere convocato, e nel 2014 dà l’addio al calcio giocato.
Negli ultimi anni Vincenzo Iaquinta è stato al centro di problemi giudiziari insieme a suo padre Giuseppe Iaquinta. L’ex calciatore nel 2020 è stato condannato in appello a due anni di reclusione per possesso illegale di armi.