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L’11 ottobre 1937, la cittadina di Ashington, in Inghilterra, dà i natali a Robert Charlton. Cresciuto nelle rappresentative scolastiche dell’Est Northumberland, nel 1953 lo nota l’allenatore del Manchester United, Matt Busby. Che, ad appena 15 anni, gli fa firmare il suo primo contratto da professionista. Esordisce in prima squadra nel 1956, contro il Charlton, segnando due reti. Mezzala capace di giocare a tutto campo, capace di segnare come una punta, “Bobby”, come lo chiamano tutti, è un predestinato. Chiude la prima stagione con 10 reti in 14 partite, conquistando il Campionato inglese.

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Il 6 febbraio 1958 è tra i passeggeri del volo British European Airways 609, che stava riportando i giocatori del Manchester United a casa dopo la trasferta di Coppa Campioni a Belgrado. Dopo lo scalo a Monaco di Baviera, il motore sinistro del velivolo inizia a dare problemi, ma il pilota al terzo tentativo tenta il decollo. La velocità raggiunta, però, è troppo bassa, l’aereo non riesce a staccarsi da terra e si schianta contro le recinzioni, prendendo fuoco. Moriranno 23 persone, tra cui otto compagni di squadra di Charlton, che è fortunatamente tra i superstiti.

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Lacerato dalla tragedia, sarà il fulcro, la colonna ed il capitano intorno al quale Matt Busby ricostruisce i Red Devils. Che nel 1963 conquistano la Coppa d’Inghilterra, nel 1965 e nel 1967 arrivano invece altri due Campionati. Nel 1968, a Wembley, a dieci anni dai fatti di Monaco, Bobby Charlton alza al cielo la Coppa Campioni, dopo aver sconfitto 4-1 il Benfica di Eusebio, segnando due reti. Con i Red Devils, resta fino al 1971, ossia tutta la sua carriera, che chiude negli anni successivi con le brevi parentesi al Preston e al Melbourne Victory.

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La gioia più grande, però, era arrivata nel 1966, quando guida la Nazionale Inglese alla conquista dei Mondiali di casa. Con i Three Lions l’avventura comincia nel 1958, ma ai Mondiali di Svezia non si alza mai dalla panchina. Quattro anni dopo, in Cile, porta l’Inghilterra fino ai quarti di finale, dove cade contro il Brasile. Nel 1966, in casa, entra per sempre nell’immaginario collettivo, segnando una doppietta al Portogallo di Eusebio in semifinale. Non trova il gol nel rocambolesco 4-2 della finale contro la Germania Ovest, ma è lui il giocatore migliore al mondo, e alla fine dell’anno arriverà anche il Pallone d’Oro.

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