Il 21 marzo 1980, a Porto Alegre, nasce Ronaldo de Assis Moreira, decisamente più famoso come Ronaldinho. Cresciuto nel barrio di Vila Nova, in una famiglia umile, avrà nel fratello maggiore, Roberto, un punto di riferimento fondamentale. Calciatore promettente, almeno da ragazzo, diventerà il suo procuratore. Il talento di Ronaldinho, soprannome che gli rimane incollato sin da bambino, non passa inosservato, e a 7 anni entra nelle giovanili del Gremio. Con il club alegrense esordisce in prima squadra a 18 anni, incantando per colpi e classe. La fantasia, senza limiti, al servizio dei compagni e alla continua ricerca del gol, diventerà la sua cifra stilistica.
Dopo tre anni in Brasile, in cui gioca molto vicino alla porta, trovando spesso la via della rete, Ronaldinho è pronto per l’Europa. Dove arriva, curiosamente, da una porta laterale. Sceglie di accettare l’offerta del PSG, in Ligue1, certo non il campionato più prestigioso del Vecchio Continente. Ma quello in cui può ambientarsi con le pressioni minori, dando libero sfogo al suo infinito repertorio. Che, nel frattempo, ha iniziato a sciorinare da qualche anno anche con la maglia della Nazionale maggiore. A Parigi rivitalizza una squadra ed una piazza disabituate ai grandi campioni, ed il suo talento, complice il vittorioso Mondiale di Giappone e Corea, deflagra in modo definitivo.
Nel 2003, come era facile immaginare, Ronaldinho chiede la cessione: è pronto per il grande salto. Il PSG apre l’asta, e alla fine la spunta il Barcellona, dove prende idealmente il posto di un altro campione, che aveva lasciato la Catalunya un anno prima: Rivaldo. In blaugrana il fantasista brasiliano vive uno dei periodi più vincenti e felici della storia del club, ed ovviamente della sua. Incanta il Camp Nou partita dopo partita, e di pari passo con lui, cresce la squadra. Sia in campo nazionale che in Champions League, Ronaldinho è di gran lunga il talento migliore del calcio mondiale.
Dopo il secondo posto del 2004, nel 2005 il Barcellona vince la Liga, e a fine anno Ronaldinho riceve il suo unico Pallone d’Oro. Al termine della stagione, alzerà al cielo Liga e Champions League, un’accoppiata storica. Al suo fianco, intanto, cresce un piccolo prodigio, Lionel Messi, al cui fianco giocherà fino al 2008. Quando, ormai in parabola discendente e con l’avvento di Guardiola in panchina, decide di cambiare aria e campionato. Firma con il Milan, con cui vive due buone stagioni, ma senza quella continuità e quel protagonismo che ne avevano accompagnato le gesta fino a quel momento. Così, a gennaio del 2011, torna in Brasile, prima al Flamengo, poi all’Atletico Miniero, club con cui conquista la Copa Libertadores nel 2013. Nel 2014 finisce in Messico, con la maglia del Querétaro, e nel 2015 chiude il sipario sulla propria carriera vestendo la maglia della Fluminense.