Nati Oggi: Paulo Roberto Falcão
Il 16 ottobre 1953, nello stato di Santa Catarina, in Brasile, nasce Paulo Roberto Falcão. La sua prima squadra, in patria, è l’Internacional di Porto Alegre, con cui approda al grande calcio, dopo due anni di gavetta, nel 1973. Conquista immediatamente un posto da titolare nel centrocampo della squadra brasiliana. Merito di una visione di gioco innata e di una tecnica sopraffina. Negli anni successivi, Falcão guida l’Internacional alla vittoria di tre campionati, nel 1975, 1976 e 1979.
Dal 1976 entra stabilmente nel giro della Nazionale Verdeoro, e le sue qualità non passano inosservate neanche in Italia. Su segnalazione del giornalista del Corriere dello Sport Ezio De Cesari, è la Roma di Dino Viola a portarlo in Serie A, nell’estate del 1980. Costo dell’operazione: un milione e mezzo di dollari, tanti per l’epoca, specie per le casse giallorosse. Accolto calorosamente al suo arrivo a Fiumicino, intorno a Falcão si addensavano speranze e qualche scetticismo. Che, però, il centrocampista brasiliano fugò partita dopo partita.
Al termine della prima stagione, la Roma sfiora il titolo, finendo alle spalle della Juventus e conquistando la Coppa Italia. Nel campionato 1981/1982, che porta ai Mondiali di Spagna, si consacra, anche a suon di reti, uno dei migliori centrocampisti del mondo. E lo dimostrerà ulteriormente la stagione successiva, quando insieme a Graziani e Pruzzo porta i giallorossi alla vittoria del secondo Scudetto della sua storia, nel 1983. Titolo che vale l’accesso alla Coppa dei Campioni, un sogno interrotto solo nella finale dell’Olimpico, contro il Liverpool, nel 1984.
La stagione successiva, un infortunio lo tiene lontano dai campi da dicembre, ed il deteriorarsi dei rapporti con il presidente Dino Viola portano alla clamorosa rescissione del contratto con la Roma. Falcão ha 32 anni, con uno stipendio che supera il miliardo di lire è il giocatore più pagato della Serie A, ma decide di tornare in Brasile. Questa volta, al San Paolo, dove però giocherà, nel 1986, solo una decina di partite. Con la Nazionale, invece, conta più delusioni che soddisfazioni: al Mondiale del 1982, è l’Italia di Paolo Rossi a spegnerne i sogni, mentre nel 1986 sono fatali i rigori, contro la Francia di Platini, ai quarti di finale.