Il 27 aprile 1950, a Roncello, nel cuore della Brianza, nasce Paolo Pulici. Cresciuto nelle giovanili del Legnano e scartato dall’Inter, nel 1967 passa alla Primavera del Torino. Dalla stagione 1968/1969 fa parte della prima squadra, segnando anche la sua prima rete con la maglia granata, e dalla stagione successiva diventa un titolare della squadra di Edmondo Fabbri. Potente e veloce, non riesce ad abbinare a queste caratteristiche tecnica e freddezza sotto porta. Tanto che nelle prime 4 stagioni al Torino, a fronte di 79 partite giocate in campionato, le reti sono appena 9. Bottino misero per un centravanti, che gli costa per un periodo il posto da titolare.
In quei due mesi lontano dal campo Paolo Pulici lavora esclusivamente sulla tecnica, e i frutti si vedranno di lì a breve. Al termina del campionato 1972/1973 lo score della punta granata dice 17 reti, e titolo di capocannoniere con Savoldi e Rivera. Vince di nuovo la classifica dei cannonieri nel 1975, con 18 reti, ma il suo record di gol lo firma l’anno successivo: 21. Che, sommati a quelli del suo “gemello del gol”, Ciccio Graziani, vogliono dire scudetto, il primo dopo la fine del Grande Torino. In tutto, sotto la Mole giocherà 14 campionati, per un totale di 437 partite e 172 reti, che ne fanno il miglior marcatore di sempre della storia granata.
Con uno scudetto e una Coppa Italia in tasca, nel 1983 Paolo Pulici saluta Torino e si trasferisce in Friuli, all’Udinese, prima di chiudere la sua carriera alla Fiorentina, dove gioca per due stagioni. In Nazionale, nonostante fosse uno degli attaccanti più continui e prolifici del campionato, non riuscì mai ad imporsi. Nella lista dei convocati sia per i Mondiali del 1974 in Germania che per quelli del 1978 in Argentina, non scende mai in campo. Alla fine, in maglia Azzurra saranno solo 19 le presenze, nessuna in una grande manifestazione, condite da 5 reti.