Il 14 aprile 1967, a Salsomaggiore Terme, nasce Nicola Berti, centrocampista moderno e fisico, capace di imporsi con la maglia dell’Inter e con quella della Nazionale. Cresce calcisticamente al Parma, società che nella seconda metà degli anni Ottanta iniziava la sua scalata al vertice del calcio italiano. Partendo, però, dal basso, ossia dalla Serie C1. Dove Berti esordisce giovanissimo, appena sedicenne: un’apparizione fugace, cui seguirà la prima stagione da titolare un anno dopo. Nell’estate del 1985, a puntare sul diciottenne Nicola Berti è la Fiorentina, che ne fa il perno del proprio centrocampo. In viola resta tre stagioni, giocando con grande continuità e trovando spesso la via del gol.
Nicola Berti, mutuando un termine caro al calcio inglese, è un centrocampista box-to-box, difficile da definire negli schemi del calcio dell’epoca. A 21 anni compiuti da poco, dopo le prime convocazioni con la maglia dell’Italia, firma con l’Inter. Il club nerazzurro lo paga 7,2 miliardi di vecchie lire, una cifra tutt’altro che banale. Ma che Nicola Berti ripagherà negli anni, diventando un pilastro della squadra che, l’anno successivo, sotto la guida di Giovanni Trapattoni, vince lo scudetto dei record. In quella stagione Berti segna il gol più bello della sua carriera, rimasto scolpito nella memoria dei tifosi nerazzurri anche grazie alla telecronaca di Bruno Pizzul.
Nell’andata degli ottavi di Coppa UEFA, Berti ruba palla nei pressi della propria area e si invola verso la porta avversaria, fulminando con un tiro potente e preciso il portiere dei bavaresi. La Coppa UEFA sarà una sorta di amuleto, visto che c’è il suo zampino sia nella vittoria del 1991 che in quella del 1994. Nella prima, in finale contro la Roma, si guadagna il rigore del vantaggio e segna il raddoppio. Nella seconda segna la rete dell’1-0 nella finale di andata contro il Salisburgo. Il 1994 sarà anche l’anno della sua consacrazione definitiva: gioca da titolare tutte le 7 gare dell’Italia ai Mondiali in Usa.
Per la carriera di Nicola Berti, iniziata prestissimo, quello sarà però l’apice, da cui inizia l’inesorabile e rapida discesa. Gli infortuni lo tormentano a partire dal 1995, e finisce piano piano fuori dalle gerarchie dell’Inter. Nel gennaio del 1998, ormai fuori da tempo anche dal giro della Nazionale, decide quindi di tentare l’avventura all’estero, al Tottenham. In Premier League farà benissimo i primi sei mesi, ma a gennaio del 1999 è già tempo di cambiare, destinazione Spagna: l’Alavès sarà la sua ultima squadra in Europa. Nel 2000 giocherà un’ultima stagione in Australia, prima di dare il definitivo addio al calcio.