Curioso come ottobre abbia regalato al calcio, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, seppure in anni diversi, tre dei fuoriclasse più amati: Pelé, Maradona e Van Basten. Che, su questo podio, può starci benissimo. Di sicuro, a cavallo tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta non c’è stato un attaccante tanto forte, quanto sfortunato.
Marco Van Baste nasce il 31 ottobre 1964 a Utrecht, dove cresce calcisticamente facendo il giro dei club cittadini. Almeno fino al 1981, quando lo ingaggia l’Ajax di Johan Cruijff. Ad aprile dell’anno successivo, esordisce in prima squadra, e lo fa da predestinato: prende il posto proprio del mito Cruijff, e nella sua unica presenza, trova il gol. Mette così il timbro alla vittoria, da comprimario, del suo primo titolo olandese. La stagione successiva entra stabilmente tra i titolari, gioca in totale 25 partite e segna 13 reti, bissando il titolo nazionale della stagione precedente.
Dal campionato 1983/1984, la classe, la potenza ed il fiuto del gol di Van Basten non passeranno più inosservate. Pur non vincendo la Eredivisie, mette a segno 28 reti in 26 presenze. Si affaccia anche sul palcoscenico europeo, senza lasciare grosse tracce. Torna a vincere il campionato olandese nel 1985, chiudendo con 29 reti totali, spalmate tra tutte le competizioni, nazionali ed internazionali. Chiude la sua esperienza all’Ajax due stagioni dopo, nel 1987, con la conquista del primo trofeo europeo, la Coppa della Coppe: è di Van Basten la rete dell’1-0 che regola i tedeschi del Lokomotive Lipsia.
Dopo sei stagioni con i Lancieri, condite da 152 reti in 172 presenze, la svolta della carriera arriva nell’estate del 1987, quando sceglie il Milan. La prima stagione, iniziata benissimo, subisce un brusco stop: un infortunio alla caviglia lo costringe lontano dai campi per sei mesi. Quando rientra, è comunque decisivo nella rincorsa e nel sorpasso al Napoli di Maradona, che porta il Milan allo Scudetto, nel maggio del 1988.
In estate, arriva anche lo storico Europeo dell’Olanda agli Europei di Germania, ed insieme ai compagni di Nazionale, Ruud Gullit e Frank Rijkaard, prende forma il mitico trio degli olandesi. Che, trascinati dai gol di Van Basten, vincerà due Coppe dei Campioni consecutive, nel 1989 e nel 1990. Il Cigno di Utrecht segna caterve di gol, prima 33, poi 24, e la sua corsa pare inarrestabile. In quel momento, è senza ombra di dubbio il calciatore europeo più forte, come testimoniano i tre Palloni d’Oro vinti nel 1988, 1989 e 1992.
Nel 1991, si esaurisce senza squilli il ciclo di Sacchi, e sulla panchina arriva Capello. Con il mister friulano vive una stagione bellissima, al termine della quale si laurea capocannoniere della Serie A, vinta dal Milan anche grazie alle sue 25 reti. Inizia fortissimo anche la stagione 1992/1993, ma un nuovo infortunio alla caviglia lo obbligano all’ennesimo intervento. I temi di recupero si dilatano, ma alla fine della stagione è di nuovo in campo. Gioca anche la finale di Champions League persa contro il Marsiglia, ma non è del tutto recuperato.
Al contrario, da quel momento inizia un calvario durato due anni, tra interventi e riabilitazione, che non serviranno a rivederlo in campo. Nel 1995, Marco Van Basten lascia il calcio, anche se l’ultimo gol, senza sapere che sarebbe stato l’ultimo, l’ha segnato che di anni ne aveva appena 28 e mezzo, fresco vincitore del Pallone d’Oro.