Nati Oggi: Marcelo Salas, il primo “Matador”
Il 24 dicembre 1974, a Temuco, nel Sud del Cile, nasce Marcelo Salas. Considerato in patria il miglior attaccante cileno della storia, cresce nelle giovanili del Santos Temuco, prima di passare, nel 1991, nell’Universidad de Chile. Qui, il Matador (soprannome che nasce dall’inchino che dedica ai tifosi dopo ogni gol), esordisce nel grande calcio a 18 anni. Nel 1994 diventa titolare della squadra della capitale, che trascina a suon di gol a due titoli consecutivi. Sono 27 le reti nella prima stagione, e 17 nella seconda, che gli valgono, nel 1996, il trasferimento al River Plate.
In Argentina, si consacra come uno degli attaccanti più forti di tutto il Sud America, e dopo tre titoli consecutivi con i Millonarios, sbarca in Europa. Su Marcelo Salas, nominato “Miglior Giocatore Sudamericano 1997”, a gennaio del 1998 piomba la Lazio. Il club di Cragnotti, con un’offerta da 20,5 milioni di dollari, se lo assicura per la stagione successiva. In estate, in Francia, si gioca il Mondiale, e il Cile, curiosamente, è nel girone dell’Italia. Ed è in questa occasione che il Matador si presenta ai suoi prossimi compagni e avversari. Segna una doppietta nel 2-2 della prima partita, e ingaggia un duello ad alta quota con Fabio Cannavaro.
Nei tre anni alla Lazio Marcelo Salas darà un contributo decisivo alla conquista dello scudetto del 2000. Ancora più prezioso è il suo apporto nella vittoria della Supercoppa Europea contro il Manchester United nel 1999. Sarà suo il gol che decide la partita e porta a Roma il secondo trofeo continentale della storia biancoceleste. Nel 2001, passa alla Juventus, per 25 miliardi di lire e il cartellino di Darko Kovacevic, ma per il cileno sarà una scelta sfortunata. Lascia Roma da idolo dei tifosi, arriva a Torino con le pressioni di una piazza diversa, che non riesce a conquistare. In due anni, anche a causa di un grave infortunio patito all’inizio della prima stagione, gioca poco, segna pochissimo, e non lascia traccia nei due scudetti vinti dai bianconeri.
Nel 2003, così, decide di tornare in Sudamerica. Facendo, curiosamente, il percorso inverso di quello intrapreso ad inizio carriera. Va prima al River Plate, per due stagioni, dove ritrova continuità, e poi all’Universidad de Chile. Ed è qui che, nel 2008, dirà definitivamente basta con il calcio giocato, dopo quattro stagioni di nuovo ricche di gol. Con la Nazionale del Cile, tra il 1994 e il 2007, gioca 70 partite, segnando 37 reti. Come marcatore, è terzo, dietro ad Alexis Sanchez ed Eduardo Vargas, che hanno però giocato molte più partite. Quella con Ivan Zamorano è stata probabilmente la coppia gol più forte che il Cile abbia mai avuto.