La nascita

Manoel Francisco dos Santos, per tutti, semplicemente, Garrincha, nasce a Magé, nella cintura metropolitana di rio de Janeiro, il 28 ottobre 1933. Forse la più grande ala destra della storia, ha legato tutta la sua carriera al Botafogo, club con il quale ha esordito nel 1953, dopo le giovanili con il Pau Grande.

(Photo by Central Press/Getty Images)

I trionfi con la Nazionale

La Storia, con la “S” maiuscola, però, la scrive con la maglia del Brasile, con cui partecipa a tre Mondiali (1958, 1962 e 1966), vincendone due. In Svezia, sia lui che il giovane Pelé vengono esclusi dai titolari nelle prime due partite, salvo poi prendersi la scena. Nella finalissima contro i temibili padroni di casa, Garrincha regala due assist a Vavà: finisce 5-2 per la Nazionale verdeoro, che conquista il suo primo Mondiale.

Ancora più decisivo sarà il suo contributo nella rassegna ospitata dal Cile. Con Pelé che si infortuna alla seconda partita, è lui a farsi leader carismatico e tecnico del Brasile. Garrincha chiude da capocannoniere, ed il suo contributo sarà ancora una volta determinante per il secondo successo della Seleçao, che nella finalissima di Santiago del Cile schianta (3-1) la Cecoslovacchia.

Nel 1966, in Inghilterra, Garrincha è nella fase discendente della carriera. Arriva ai Mondiali appesantito, con le ginocchia distrutte dagli infortuni che lo tormentano ormai dal 1963. E sul campo, si vede. Giocherà le sue ultime due partite in Nazionale, segnando alla Bulgaria nella prima (2-0), e vedendo soccombere i suoi nella seconda contro l’Ungheria (1-3). Sarà anche l’ultima partita giocata al fianco di Pelè, con cui alla fine ha condiviso 3 Mondiali e tante gioie.

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La fine della carriera

Le stesse delle quali, purtroppo, non riuscì mai a godere nella vita reale, quella vissuta fuori dal campo, come vi abbiamo raccontato qualche settimana fa nel nostro ritratto. Una deformazione alla spina dorsale e lo sbilanciamento del bacino, causa della diversa lunghezza tra le gambe, ne hanno caratterizzato il modo di giocare, di correre e di dribblare. Portandolo a dover fare i conti con gravi problemi alle ginocchia già a 30 anni. Dal 1965, la sua carriera scorre via veloce tra Brasile e Italia, fra contratti ricchissimi, poche partite giocate e la passione per le donne e il bere che lo allontaneranno sempre di più dall’amore per il calcio e dalla felicità.