Il 15 dicembre 1986, a San Isidro de El General, in costa Rica, nasce Keylor Navas. Fisico non imponente, ma reattivo e con un incredibile senso della posizione, Navas in patria cresce nel Club Deportivo Saprissa di San José. Squadra con cui, nel 2006, esordisce nel massimo campionato del Costa Rica. Con il club fondato da Ricardo Saprissa Aymá, il “discepolo dello sport” nel Paese caraibico, resta fino al 2010, vincendo sei campionati consecutivi e una CONCACAF Champions’ Cup, la Coppa dei Campioni del Nord America.
Nel 2010 arriva la chiamata dell’Albacete, in Segunda Divisiòn spagnola, non male per un portiere costaricano. Keylor Navas è il portiere titolare, ma le sue parate non bastano a salvare la squadra dalla retrocessione. Sono però sufficienti a garantirgli la chiamata del Levante ed il salto di categoria. Nelle prime due stagioni, a Valencia fa il secondo portiere, giocando pochissimo. L’estate del 2013, la svolta della carriera: il club cede il portiere titolare, Gustavo Munúa, alla Fiorentina, dove non scenderà mai in campo, e Navas diventa il numero uno. Sfrutta l’occasione al meglio, giocando una stagione strepitosa.
Se ne accorge anche il Real Madrid, che lo sceglie come secondo, dietro a un mostro sacro come il capitano Iker Casillas. Che, l’estate successiva, ormai a fine carriera, lascia i Blancos per accasarsi al Porto. Siamo all’alba della stagione 2015/2016, e Keylor Navas, arrivato in Spagna qualche anno prima in punta di piedi dalla Costa Rica, è il portiere titolare della squadra più forte del mondo. Vivrà tre stagioni da assoluto protagonista, prima di tornare ad accomodarsi in panchina, con l’arrivo del costosissimo Thibaut Courtois. Con la maglia del Real Madrid, alla fine vincerà una Liga e tre Champions League, da assoluto protagonista.
L’estate del 2019, ormai chiudo dal portiere belga, accetta la proposta del PSG. Sotto la Tour Eiffel la concorrenza è comunque altissima, ma la spunta lui. Nel suo primo anno vince tutto in patria, e sfiora di nuovo la Champions League, cedendo solo in finale, al Bayern Monaco. Con la maglia della Nazionale, di cui è di gran lunga tra i giocatori più rappresentativi della storia, ha giocato i Mondiali del 2014, raggiungendo un clamoroso quarto di finale contro l’Olanda (e uscendo solo ai rigori), e quelli del 2018.