Il soprannome dice tutto, o quasi: “Volkswagen“, in virtà della sua incredibile affidabilità e continuità di rendimento. Karl-Heinz Schnellinger, nato il 31 marzo 1939 a Düren, in Germania, ha legato buona parte della sua carriera all’Italia. Inizia nel club della sua città natale, ma nel 1958 passa al Colonia, che in quegli anni vive le sue stagioni migliori. Sono le ultime battute della Oberliga, il campionato della Germania Ovest, che di lì a poco finirà in soffitta, sostituito dalla Bundesliga. Il Colonia gioca tre finali per il titolo, vincendolo nella stagione 1961/1962: è il primo della storia del club, così come del giovane difensore di Düren.
Nell’estate del 1963, Karl-Heinz Schnellinger passa alla Roma, che però lo gira immeditatamente in prestito al Mantova. Sarà una stagione di passaggio, per conoscere il nuovo campionato, la Serie A, decisamente formativa. Con 33 partite e 2 reti in stagione dimostra di meritare la maglia giallorosa, che indosserà per una sola annata, ricoprendo praticamente tutti i ruoli della difesa. Mette in mostra una solidità tecnica ed una poliedricità che fanno drizzare le antenne ai dirigenti del Milan, che nel 1965 decidono di portarlo a Milano. Ai colori rossoneri legherà quasi tutti il resto della sua carriera, vincendo tutto.
Nel 1968 Karl-Heinz Schnellinger vince il campionato italiano, il primo ed ultimo, che gli spalanca le porte della Coppa dei Campioni. Il Milan di Nereo Rocco, dopo aver resistito nel ritorno della semifinale al Manchester United, nella finalissima di Madrid passeggia sull’Ajax. Finirà 4-1, il mattatore, con tre reti, è Pierino Prati, ma Schnellinger, con i compagni di reparto, disinnesca un certo Johan Cruijff. L’anno successivo, arriva anche la Coppa Intercontinentale, vinta nella doppia sfida contro gli argentini dell’Estudiantes, che si aggiunge a due Coppe delle Coppe e quattro Coppe Italia (di cui una con la Roma).
Karl-Heinz Schnellinger lascia il Milan nel 1974, dopo nove stagioni, per fare ritorno in patria. Chiuderà definitivamente con in calcio solo un anno dopo, con addosso la maglia del TeBe Berlino. Con la Nazionale tedesca scende in campo 47 volte, perdendo la finale del Mondiale del 1966. Sarà, quattro anni dopo, tra i protagonisti della partita più bella di sempre, la semifinale persa contro l’Italia (3-4).