Il 12 gennaio 1969, a Villingen-Schwenningen, in Germania, nasce Robert Prosinečki. Di padre croato e madre serba, incarna tutte le contraddizioni della Guerra dei Balcani. La sua carriera calcistica, del resto, si dipana lungo la stessa direttrice. Da ragazzo cresce nella Dinamo Zagabria, fino a quando, a 17 anni, l’allenatore Miroslav Blažević decide di fare a meno di lui. Robert Prosinečki, allora, si trasferisce alla Stella Rossa, diventando uno dei talenti più cristallini della squadra.
Centrocampista dalla tecnica raffinata, sapeva abbinare visione di gioco e velocità, dribbling e punizioni mortifere. Con il club di Belgrado, è tra i protagonisti dell’epica vittoria della Coppa dei Campioni del 1991. Nella finale del San Nicola, ci vorranno i calci di rigore, dopo lo 0-0 dei 120 minuti di gioco, per avere la meglio sull’Olympique Marsiglia. Robert Prosinečki calcia il primo, che spiana la strada ai compagni, tra cui Siniša Mihajlović e Darko Pančev, ma anche Vladimir Jugović e Dejan Savićević.
Toccato l’apice in patria, in una Jugoslavia che corre veloce verso la guerra e la dissoluzione, Robert Prosinečki, come la maggior parte dei compagni, lascia la Stella Rossa. E lo fa per uno dei club più blasonati del mondo, il Real Madrid. Nella capitale spagnola rimane per tre anni, senza mai trovare continuità, frenato troppo spesso dagli infortuni. Nonostante i 15 milioni di dollari spesi per portarlo in Spagna, alla fine del contratto la dirigenza del Real Madrid lo lascia libero. Si accasa quindi al modesto Oviedo, guidato da Radomir Antić, dove vive una stagione decisamente positiva. Tanto da meritarsi la chiamata di Johan Cruijff, che lo porta al Barça. Puntuali, tornano i problemi fisici, e dopo un’ultima stagione in Spagna, con la maglia del Siviglia, decide di fare ritorno in patria.
Nel 1997, così, Robert Prosinečki torna al suo vecchio club, la Dinamo Zagabria, dove resta fino al 2000. Passa quindi al Hrvatski Dragovoljac, ma dopo poche giornate accetta l’offerta dello Standard Liegi e vola in Belgio. La stagione successiva, ormai a fine carriera, gioca in Inghilterra, nel Portsmouth, in Championship, che con 9 reti e un talento infinito riesce a salvare dalla retrocessione. Dopo due campionati giocati tra Olimpia Lubiana e NK Zagabria, nel 2004 appende le scarpette al chiodo.
Come molti giocatori della sua generazione, gioca con due Nazionali diverse: quella della Serbia e quella della Croazia. Con la prima, raggiunge i quarti di finale di Italia ’90, eliminato ai rigori dall’Argentina, segnando anche una rete, nel 4-1 agli Emirati Arabi. Con la seconda, arriva fino alla storica semifinale di Francia ’98, segnando altre due reti, una delle quali nel 2-1 della finale per il terzo posto, conquistato dalla Croazia contro l’Olanda.