Nati oggi: Guillermo Ochoa, l’insuperabile portiere dei Mondiali
Guillermo “Memo” Ochoa è un portiere dalla carriera particolare. Da oltre quindici anni estremo difensore della nazionale messicana, per 8 anni in Europa tra Ajaccio, Malaga, Granada e Standard Liegi, non è mai riuscito a imporsi seriamente in un grande club europeo. Eppure, le sue prestazioni con la maglia del Messico lo riportavano agli onori della cronaca dopo ogni competizione internazionale. Specialmente i Mondiali, dove ad esempio nel 2014 farà impazzire i padroni di casa del Brasile.
Nato il 13 luglio 1985 a Guadalajara, fa il suo esordio nel calcio 13 giugno del 2004 con l’Amèrica, il più importante club messicano. 2 gol e una traversa subiti, il bilancio dei primi tre tiri arrivati in porta quel giorno. D’altronde non era facile sostituire Adolfro Rios, “el portero de Cristo”. Tuttavia, “Memo”, si trova subito catapultato in un contesto complesso, importante ed è chiamato a fare i conti fin da subito col suo destino da “eroe maledetto”.
Una mano però sembra dargliela in apparenza Televisa, società proprietaria della maggioranza dell’Amèrica e principale gruppo radio-televisivo. Guillermo, giovane, bello e soprattutto futuro pilastro della nazionale messicana, comincia la sua ascesa mediatica. Tra comparse nelle Telenovelas e riviste rosa, il portiere comincia a far intravedere anche le sue qualità come atleta e come ultimo difensore.
In pochi anni diventa un simbolo del club messicano, guadagnandosi attestati di stima da gente del calibro di Maradona, che lo definisce uno dei tre portieri più forti del mondo di quel tempo. Titolare nel Messico arrivato poi terzo nella Copa America 2007, Ochoa finisce nella lista dei 30 per il pallone d’oro.
Il Messico e le Telenovelas cominciano a stargli strette e nonostante un periodo di incomprensioni con il ct Aguirre, “Memo” è pronto al grande salto; arriva infatti la chiamata nel Fulham, poco prima del Mondiale sudafricano. Qui arriva forse il primo schiaffo che il destino riserva al portiere nato a Guadalajara. Una serie di tweet che rivelano il suo approdo in incognito, da parte di un direttore di un giornale messicano presente sull’aereo con Ochoa, compromettono il suo arrivo in terra inglese.
Nel 2011, Ochoa non è nella formazione vincitrice della Copa de Oro. Tracce di clenbuterolo, che si scoprirà poi essere causa di un’intossicazione alimentare, danno positività al test antidoping. Tra i 5 messicani squalificati, l’ultimo nome nella lista, nonché il più altisonante, è proprio quello di Guillermo. Il destino vuole che in quell’estate Ochoa fosse ad un passo dal PSG. Uscito il caso doping, sarà Salvatore Sirigu la scelta dei parigini per la propria porta.
Il secondo approdo nel calcio che conta viene fallito ancora, ma nell’avventura melodrammatica calcistica di Ochoa c’è ancora la Francia. Si fa sotto l’Ajaccio che convince “Memo” a firmare, con l’ipotesi che ci sia lo zampino di Televisa, la quale aveva già acquistato i diritti della Ligue 1 in Messico. Il bilancio dopo la prima stagione con i Corsi è positiva: secondo miglior portiere della competizione, premio condito da una media di cinque parate a partita.
Il secondo anno, nonostante il suo contributo, l’Ajaccio retrocede, e al ridosso del mondiale brasiliano, il portiere si ritrova svincolato. Il feeling col ct Herrera è di quelli particolari e nella rassegna brasiliana Ochoa dà il meglio di se. Nella gara della fase a gironi giocata contro il Brasile, l’ex Amèrica gioca la partita migliore della sua intera carriera, bloccando sul pari i padroni di casa. E anche agli ottavi, contro l’Olanda, alza un muro che si infrange solo nei minuti finali.
Pochi giorni dopo il mondiale “Memo” firma col Malaga, ma la concorrenza con la bandiera del club Kameni lo porterà a giocare pochissimo durante la sua avventura in Liga. Ochoa rimane in Spagna firmando col Granada. La sostanza però non cambia e nonostante la media di 1.66 parate a partita, il portiere retrocede con i biancorossi.
La scelta di firmare con lo Standard Liegi la scorsa estate viene accompagnata da un polverone polemico in patria. Carlos Hermosillo, ex portiere messicano che in Belgio ci ha giocato negli anni ’80, avrebbe più volte avvertito Ochoa di quanto sia brutto il clima freddo e soprattutto di come il numero uno del Messico ami firmare per club europei di medio/basso livello.
Ma “Memo” è ormai abituato a stupire e ad adattarsi a tutti i contesti, anche i più difficili. In Belgio disputa un’ottima annata. Arriva come sempre e puntuale il Mondiale russo, e puntuale è anche l’uscita di scena dei messicani agli ottavi contro il Brasile. Anche in questa edizione però Ochoa gioca bene e a 33 anni è ormai uno dei leader storici del Messico.
La sua paradossale carriera sembra continuare, con grandi prestazioni ai mondiali, che però non hanno seguito con le scelte che poi il portiere è anche costretto a fare. Vicino al Napoli per un’estate, Memo è rimasto a Liegi, per poi tornare finalmente in Messico, proprio all’America. Aspettando Qatar 2022.