Il 25 febbraio 1951, a Lodi, nasce Gianpiero Marini, gregario dell’Italia Campione del Mondo del 1982. Cresce calcisticamente nel Fanfulla, prima di passare al Varese, nel 1969. Dalla Lombardia va in prestito prima alla Reggina e poi alla Triestina, a farsi le ossa. All’epoca, gioca trequartista, ma quando, nel 1975, passa all’Inter, il tecnico nerazzurro Bersellini gli cambia ruolo. Inizia a giocare davanti alla difesa, posizione a lui più congeniale, e che gli permetterà di diventare un punto di riferimento nella squadra nerazzurra per tanti anni.
In nerazzurro, Gianpiero Marini resta fino al 1986, ossia a fine carriera, distinguendosi sempre per professionalità e senso del sacrificio. Caratteristiche che gli permetteranno, nel 1982, di far parte della spedizione Azzurra ai Mondiali di Spagna del 1982. Sarà lui, nel ritiro spagnolo, a coniare il soprannome “lo zio” che il giovane Beppe Bergomi, compagno di squadra e di stanza di Marini, si è portato dietro fino ad oggi. Bearzot lo schiera titolare nei primi due match, contro Polonia e Perù, e lo lancia dalla panchina nelle sfide ad Argentina e Brasile. In semifinale contro la Polonia sostituisce dopo neanche mezz’ora l’infortunato Antognoni, senza farlo rimpiangere.
Con la maglia dell’Inter, negli undici anni trascorsi a Milano, Gianpiero Marini vince un campionato, nel 1980, e due Coppe Italia. Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, iniziala carriera di allenatore, che lo porterà, nel 1994, proprio sulla panchina dell’Inter. Una parentesi di pochi mesi, per guidare alla salvezza una squadra che Bagnoli stava facendo naufragare. A fine stagione, l’Inter vincerà anche la Coppa Uefa, e Marini saluta, allenando ancora per qualche anno, tra Serie C e quadri della Figc. Almeno fino al 2001, quando mette a frutto una passione coltivata sin da quando giocava a pallone, quando si presentava negli spogliatoti con “Il sole 24 Ore” sotto braccio: la finanza. Gianpiero Marini diventa così un broker finanziario, attività che svolge ancora oggi.