Fino a qualche anno fa, alla domanda su quale fosse il calciatore africano più forte di sempre, la risposta era quasi unanime: George Weah. Poi, arrivarono Eto’o e Drogba, ad istillare il dubbio negli appassionati di calcio. Nato a Monrovia, capitale della Liberia, il 1° ottobre 1966, non è mai stato un bomber di razza, ma un attaccante completo e moderno sotto ogni punto di vista. Cresciuto calcisticamente in patria, sbarca in Ligue 1 nel 1988, scovato dal Monaco. Resterà nel Principato per quattro stagioni, conquistando le attenzioni del Paris Saint-Germain.
Sbarcato nella capitale nel 1992, George Weah trova il palcoscenico europeo che merita, oltre al primo titolo importante. Il primo anno segna 7 reti in Coppa Uefa, dove il PSG esce per mano della Juventus in semifinale. Nella stagione 1993/1994, i parigini vincono il loro secondo titolo, trascinati dai gol del liberiano e del compagno di reparto David Ginola. In Coppa delle Coppe, il sogno si infrange, di nuovo, in semifinale, dove il PSG cade per mano dell’Arsenal.
La stagione successiva, l’ultima in Francia, è in chiaroscuro: in Ligue 1 Weah segna poco, e i parigini finiscono la stagione al terzo posto. In Champions League, però, i numeri sono straordinari: 8 reti e titolo di capocannoniere alla prima partecipazione. Manco a dirlo, lo scoglio insormontabile è ancora una volta il penultimo atto. Vince il Milan, che cadrà poi in finale contro l’Ajax.
Proprio i rossoneri, orfani calcisticamente di Marco Van Basten, costretto dopo due anni di agonia ed infortuni al ritiro forzato dal calcio, puntano su Weah per il proprio attacco. Alla fine del 1995 arriva il Pallone d’Oro, coronamento di anni al vertice del calcio francese ed europeo: è la prima volta, e sin qui l’unica, per un calciatore africano. Prologo ad un altro trionfo, quello del suo primo campionato italiano: il Milan, infatti, vince il suo 15° scudetto.
I due anni successivi non regaleranno grandi soddisfazioni. Il Milan vive a cavallo tra la fine di un ciclo e l’inizio di un altro, ed i risultati latitano. Nel 1996, da segnalare uno dei più bei gol di sempre, non solo di Weah, ma in assoluto. Contro il Verona, a San Siro, prende palla nell’area di rigore rossonera, fa 90 metri di campo, dribbla tre avversari, e batte Gregori. L’ultima grande soddisfazione, arriva nella stagione 1998/1999, quando Zaccheroni riporta il Milan allo scudetto. Merito anche delle prestazioni di Weah, e di un girone di ritorno strepitoso, che permette ai rossoneri di superare in volata la Lazio.
A gennaio del 2000, arriva la chiamata della Premier, e Weah vola al Chelsea. È il tramonto di una grande carriera calcistica, che scende tra Manchester City, Olympique Marsiglia e Al-Jazira, fino al ritiro del 2002. Pochi anni dopo, ancora popolarissimo, in Liberia e non solo, per Weah si spalancano le porte della carriera politica. Nel 2005 corre per la presidenza, ma perde al ballottaggio. Nel 2014 viene eletto al Senato per la prima volta, e alla fine del 2017 conquista la presidenza della Liberia, che guida dal 22 gennaio 2018.