Il 1° febbraio 1969, ad Avellaneda, nella provincia di Santa Fe, in Argentina, nasce Gabriel Batistuta.
Cresce nelle giovanili del Newell’s Old Boys, con cui esordisce nel campionato argentino nel 1988, sotto la guida del suo primo maestro, Marcelo Bielsa. La stagione successiva passa al River Plate, ma è con gli acerrimi rivali del Boca Juniors che trova la consacrazione. Nel 1991, infatti, segna 13 reti e conquista il campionato argentino, arrivando ad un passo dalla finale di Copa Libertadores. Quell’estate, arriva la proposta della Fiorentina, impressionata da potenza, velocità e fiuto del gol dell’attaccante argentino. Che, dopo una sola amichevole alle spalle, trascina l’Argentina, con sei gol, alla conquista della Coppa America in Cile.
L’impatto con l’Italia e con Firenze, per Gabriel Batistuta, non è semplice, ma soprattutto all’inizio lascia parlare i gol. 13 alla prima stagione, 16 nella seconda, che non salvano i Viola dalla retrocessione in B. Dove Batigol scende senza tentennamenti, ormai conquistato dalla città e da un club a cui darà tutto. Riporta la Fiorentina in Serie A nell’anno dei Mondiali di Usa ’94, i primi che disputerà, ma senza grande fortuna. Segna una tripletta alla Grecia nella prima partita del girone, ma l’eco mediatica della squalifica per doping di Diego Armando Maradona precipita l’Argentina nello sconforto. E l’avventura finisce, mestamente, agli ottavi di finale, dove la albiceleste cade contro la Romania.
Una delusione, viste le premesse, che non scalfisce le prestazioni di Gabriel Batistuta. Al contrario, la stagione 1994/1995 è quella migliore, dal punto di vista realizzativo: chiude a quota 26 reti in campionato, che gli valgono il titolo di capocannoniere. L’anno successivo, arrivano i primi trofei italiani. La Coppa Italia è quasi tutta sua: il Re Leone segna tutte le reti della doppia sfida contro l’Inter in semifinale (3-1 all’andata e 1-0 al ritorno), e due reti nella doppia sfida in finale contro l’Atalanta. In estate, arriva anche la Supercoppa Italiana, contro il Milan. La Fiorentina è decisa a crescere ancora, e Gabriel Batistuta resta a Firenze con un obiettivo ben preciso in testa: lo scudetto. Che sfiora nel 1999, dopo un girone di andata strepitoso. Segna 17 reti in 17 partite, ma quando si infortuna al ginocchio, la corsa dei Viola si sgonfia.
Resta un’altra stagione, l’ultima, in Toscana, nella quale supera il record di reti in maglia viola di Hamrin. Nell’estate del 2000, saluta dopo nove anni e va alla Roma. Dove fa ciò che gli riesce meglio: segna 20 reti, fondamentali per la vittoria del suo primo scudetto, il terzo per i giallorossi. Nella capitale resta un’altra stagione e mezza, frenato dagli infortuni e dagli anni. A gennaio 2003 finisce in prestito all’Inter, dove segna appena due reti, che lo portano a 200 Serie A. Saranno le ultime, perché la carriera ad alti livelli di Gabriel Batistuta è finita, e l’ultima stagione la gioca in Qatar. In Nazionale, dopo la Coppa America del 1993, partecipa, oltre a Usa ’94, ad altri due Mondiali, arrivando al massimo ai quarti di finale, in Francia nel 1998.