Fulvio Bernardini

Il 28 dicembre 1905, a Roma, nasce Fulvio Bernardini, che in campo e in panchina ha segnato la storia del calcio italiano. Cresciuto nelle giovanili della Lazio, milita con i biancocelesti fino al 1926, prima di passare all’Inter, dove rimane per due stagioni. Nel 1928 fa ritorno nella Capitale, questa volta alla Roma, fondata appena un anno prima. Con la maglia giallorossa giocherà fino al 1939, quando decide di chiudere la carriera nelle serie minori, con la Mater. In un calcio ben diverso da quello di oggi, Fulvio Bernanrdini inizia giocando in porta, ma si impone, ancora giovanissimo, come attaccante. Ai tempi della Lazio, guida i biancocelesti fino alla finalissima nazionale contro il Genoa, colpendo tutti per la sua classe. Tanto che, caso unico all’epoca, sarà il primo giocatore della Lega Sud convocato in Nazionale.

Nel frattempo, continua l’evoluzione tattica di Bernardini,  che abbassa il baricentro e diventa a tutti gli effetti un mediano. Di grande talento e classe, anche fuori dal campo. Pare che sia stato lui, arrivato all’Inter, a “scoprire” Giuseppe Meazza, e a convincere l’allenatore nerazzurro, Árpád Weisz, ad aggregarlo alla prima squadra. A Milano, Fulvio Bernardini gioca due stagioni e, soprattutto, porta a termine gli studi in Economia e Commercio alla Bocconi. Della Roma, invece, sarà capitano e simbolo di un decennio, pur non riuscendo mai a vincere lo scudetto.

La parabola di Bernardini in Nazionale ha del paradossale. Fulcro della squadra tra il 1925 e il 1932, per Vittorio Pozzo era inadatto al progetto tecnico. Nella sua autobiografia, Bernardini racconta che l’esclusione era dovuta al suo gioco “superiore”, che avrebbe messo in soggezione i compagni di squadra. Una motivazione che lo accomuna a tanti altri geni del pallone, ma che lo tiene fuori dalla Nazionale Campione del Mondo del 1934 e del 1938.

Se da calciatore non ha vinto trofei importanti, come allenatore si ritaglia un posto d’onore nella storia di tre squadre diverse. C’è lui sulla panchina della Fiorentina, nel 1956, quando la squadra toscana vince il suo primo scudetto. Alla guida della Lazio, nel 1958, vince la Coppa Italia, il primo trofeo della storia biancoceleste. E come allenatore del Bologna, nel 1964, conquista il settimo scudetto dei felsinei, che sarà anche l’ultimo. Diventa il primo allenatore italiano a vincere lo scudetto con due squadre diverse, le prima, nel Dopoguerra, non milanesi e non torinesi. Guiderà, per un breve periodo da solo e poi in coppia con Bearzot, anche la Nazionale, tra il 1974 e il 1977.