Nati Oggi: Fabio Grosso
Il 28 novembre 1977, a Roma, nasce Fabio Grosso, il volto simbolo del Mondiale del 2006 vinto dagli Azzurri. Una vetta raggiunta dopo una gavetta lunghissima, iniziata da ragazzo nelle giovanili del Renato Curi, con cui gioca, nei campionati dilettantistici, fino al 1998. In quell’anno passa al Chieti, non certo l’élite del calcio italiano, in Serie C2. Nel 2001 gli abruzzesi conquistano una storica promozione in C1, e per Fabio Grosso arriva la grande occasione. Lo compra il Perugia del vulcanico patron Gaucci, all’epoca stabilmente in Serie A e notevole bacino di talenti.
In Umbria, il terzino sinistro si guadagna sin da subito la fiducia del mister Serse Cosmi. Corre, crossa e vede la porta con una certa regolarità, e insieme a Zé Maria, Liverani, Della, Blasi, fa bello il Perugia fino a gennaio del 2004. Il Grifone è invischiato in una difficile lotta salvezza, e Fabio Grosso accetta la corte del Palermo di Zamparini, in Serie B. I rosanero, lanciatissimi, conquistano pochi mesi dopo la Serie A, e Fabio Grosso rimarrà in Sicilia fino al 2006, collezionando oltre 100 presenze e due reti. Numeri e prestazioni che gli garantiscono, ormai dal 2003, la Nazionale, di cui sarà uno dei pilastri anche nel Mondiale del 2006.
Quello che in pochi avrebbero potuto prevedere, è che di quel Mondiale, vinto dall’Italia, sarebbe stato il volto più bello. Il suo urlo, dopo l’ultimo calcio di rigore, quello decisivo, nella finale contro la Francia, vale quello di Tardelli ai Mondiali del 1982. Ma Fabio Grosso ha fatto persino di più. È lui a sbloccare la bellissima semifinale contro la Germania, a un soffio dal fischio finale, con un gol splendido e liberatorio. E ancora prima, con molta astuzia, era stato ancora Fabio Grosso a conquistare il rigore che spezza la resistenza dell’Australia negli ottavi di finale.
Alla fine del Mondiale, per 6,5 milioni di euro, lo compra l’Inter. L’apice, però, Fabio Grosso l’ha già raggiunto, e a Milano non trova continuità. La stagione successiva, così, passa al Lione, e in Ligue 1 trova un parziale rilancio, che gli schiude, nel 2009, le porte della Juventus. Finisce ai margini del progetto tecnico di Conte nella sua ultima stagione, 2011/2012, chiusa, nonostante le sole 2 presenza, con il secondo scudetto della sua carriera.