Nati oggi: Dario Hubner, il bomber della gente lontano dai riflettori
Il 28 aprile 1967, a Trieste, nasceva Dario Hubner. Si parla di uno dei giocatori che più è stato in grado di lasciare un’impronta nel calcio italiano. Non solo per i grandi numeri da centravanti ma, anche e soprattutto, per il modo in cui l”uomo’ ha saputo sempre accompagnare il ‘giocatore’, diventando l’emblema di un calcio nostalgico e radicato nella sua dimensione umile, seppur espressosi sul palcoscenico della Serie A. Origini austro-tedesche dalla parte del padre, nato a Francoforte e trasferitosi a Trieste in giovane età. Un riferimento per intere generazioni di appassionati, un calciatore del popolo.
A 18 anni muove i suoi primi passi nel settore giovanile della Muggesana, dove vi resta dal 1985 al 1987. Le sue prime apparizioni lo vedono protagonista con la maglia della Pievigina, nel Campionato Interregionale equivalente alla Serie D. Hubner, fin da giovane, alterna il sogno da calciatore alla realtà del lavoro da fabbro. Passa al Pergocrema in C2, successivamente al Fano dove si guadagna i soprannomi di ‘Tatanka’ e ‘Bisonte’. Al Fano conquista il titolo di capocannoniere in C1, dopo averne propiziato la promozione. Nel 1992 passa al Cesena di Francesco Guidolin dove esordisce in Serie B. Rimarrà ben 5 anni a Cesena dove, nella stagione 1995/96, conquista il titolo di capocannoniere della serie cadetta con 22 reti all’attivo.
Dopo l’esperienza cesenate vi è il passaggio al Brescia nel 1997, squadra che regala a Hubner la possibilità di giocare in Serie A. All’esordio nella prima giornata del campionato 1997/98, segna all’Inter a San Siro. A Brescia vi resta 4 anni. Dopo la retrocessione, Hubner riporta le Rondinelle in Serie A segnando 21 reti in Serie B. Nel 2001 c’è il trasferimento al Piacenza e la prima stagione è già un successo. Segna 24 reti, porta in salvezza i piacentini e conquista il titolo di capocannoniere ex aequo con David Trezeguet. Diventa il più anziano (35 anni, ndr) a risultato il ‘capolista’ della classifica marcatori in Serie A, prima che Toni battesse il record nel 2015. Insieme a Igor Protti, è l’unico calciatore ad avere vinto la classifica dei cannonieri di Serie A, Serie B e Serie C1. Diventa anche il più grande marcatore della storia del Piacenza in Serie, con 38 reti complessive.
A seguito della retrocessione, si trasferisce da Ancora nel 2003 dove resta pochi mesi prima di andare a Perugia. Si rivedrà anche in C1 con la maglia del Mantova nella stagione 2004/05. Qualche passaggio tra i Dilettanti ed Eccellenza con Chiari e Rodengo Saiano. Chiude la carriera nella stagione 2009/10 al Castel Mella, prima di iniziare il percorso da allenatore in Eccellenza nel 2013 al Royal Fiore, poi in Serie D all’Atletico Montichiari nel 2014.
Un calciatore che sarà sempre ricordato al pari dei giganti come Batistuta, Ronaldo, Shevchenko. Un’immagine impressa quella di lui, in panchina, a fumare una sigaretta. Amante della grappa, tanto da portare l’ex presidente del Brescia Gino Corioni ad affermare: “Senza grappa e sigarette sarebbe il più forte di tutti”. Probabilmente, in un certo senso, è stato il più forte di tutti ugualmente.