Nati oggi: Agostino Di Bartolomei, un leader silenzioso

Agostino Di Bartolomei

Mandatory Credit: Gary M Prior/Allsport

L’8 aprile 1955, a Roma, nasce Agostino Di Bartolomei, il capitano della Roma del secondo scudetto. Cresciuto nelle giovanili giallorosse, dopo aver rifiutato il Milan, esordisce in Serie A nel 1973, a diciotto anni compiuti da poco. Con la Primavera della Roma, nel frattempo, vince due titoli Nazionali, mettendosi in mostra come diga di centrocampo, davanti alla difesa. Intelligente tatticamente e generoso, sarà anche la posizione in cui lo userà inizialmente Niels Liedholm tra i grandi. In mezzo, però, c’è un  anno di formazione in Serie B, al Lane Rossi Vicenza, nella stagione 1975/76. Fu la sua prima annata da titolare, che ne decretò definitivamente lo spessore, oltre che la propensione al tiro da fuori e al gol.

Nell’estate del 1976, così, torna alla Roma, dove Agostino Di Bartolomei segnerà un’epoca, la più gloriosa e vincente della storia del club. Nel 1983 guida i suoi alla vittoria dello scudetto con la fascia di capitano al braccio, giocando da libero accanto a un giovane stopper, Pietro Vierchowod. Nell’estate del 1984, con una Coppa dei Campioni sfumata solo in finale, e uno score di 308 presenza, di cui 146 da capitano, e 66 gol, il nuovo tecnico della Roma, Sven-Goran Eriksson, lo inserisce nella lista dei partenti.

Andrà, con 16 anni di ritardo, e seguendo il suo mister, Liedholm, al Milan. In rossonero Agostino Di Bartolomei gioca tre stagioni, senza vincere nulla, e rompendo, in maniera polemica, con l’ambiente giallorosso nelle due gare disputate contro la sua ex squadra nella prima stagione milanista. Nel 1987, ormai a fine carriera, gioca la sua ultima stagione in Serie A, con la maglia del Cesena, prima di chiudere in Serie C1, alla Salernitana. Appese le scarpette al chiodo fa prima l’opinionista per la Rai, poi fonda una scuola calcio a Castellabate. Il finale, però, è tragico. Allontanatosi, ed allontanato, dal mondo del calcio, a cui tanto aveva dato. “Ago” si toglie la vita il 30 maggio del 1994, a dieci anni di distanza, simbolicamente, dalla finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool.