Un Napoli sperimentale ma opaco, un Villarreal spavaldo e tecnico
Esce sconfitto il Napoli nella prima delle due amichevoli internazionali fissate al Maradona nel mese di dicembre: il Villarreal di Setién col Napoli dimostra di saper giocare a calcio e rifila tre gol a Spalletti, che continua a sperimentare nonostante tutto. Lungi dal voler considerare importante il risultato, alcuni aspetti da limare ci sono: non benissimo la linea difensiva in transizione negativa, poco ispirato il centrocampo e ancora da assimilare in generale questo nuovo modulo di partenza (che Spalletti vorrebbe utilizzare come alternativa al 4-3-3 ndr).
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Nel primo tempo il Napoli sembra schierarsi con un insolito 4-2-3-1 che diventa 4-4-2 in fase di non possesso e addirittura 3-5-2 o 3-4-3 a seconda dei casi in fase di impostazione. Mario Rui si alza sulla linea degli attaccanti. Elmas viene posizionato a destra al posto di un infortunato Politano. Raspadori, invece, balla tra i difensori e i centrocampisti avversari. La manovra, però, appare sempre lenta e comunque prevedibile, con un ritmo che non si vede forse nemmeno nelle prime amichevoli estive. Di contro gli ospiti da subito mostrano una verve differente e soprattutto un’organizzazione già definita. Setien, arrivato in panchina da quasi due mesi, decide di sperimentare il meno possibile e di cercare di attrarre il Napoli per colpirlo nei suoi punti deboli. Lascia scoperte le fasce e tenta combinazioni che liberino l’uomo alle spalle della difesa, come è più volte successo, oppure va sul fondo con sovrapposizioni veloci e va a concludere con cross arretrati. Così il primo gol di Capoue, che si trova a battere con un piazzato verso la porta dopo una respinta iniziale di Mario Rui.
Subito la reazione del Napoli con un pallone in profondità per Osimhen, che controlla e non ci pensa due volte: il suo tiro è potente e batte Reina. Come al solito pazzesco nella gestione del pallone ma un po’ meno nel posizionamento tra i pali. L’1-1 arriva immediatamente ma è semplicemente uno sprazzo, un fulmine di gioco: la realtà è che i ritmi avrebbero continuato a restare bassi anche per i successivi 3o’. Nel secondo tempo la musica cambia: il Napoli si azzera del tutto in fase propositiva, complice anche – lo ripetiamo – una condizione migliore degli avversari e non riesce mai a sfondare, va al piccolo trotto. Stessa cosa fa il Villarreal, che però approfitta di due situazioni (dopo diversi tiri da fuori area finiti di poco sul fondo ndr) in cui il Napoli perde il pallone e trafigge la linea difensiva di Ostigard e Juan Jesus. Così il bel sinistro di Jackson (che ha ricordato un goal di Dzeko quand’era alla Roma in una vittoria giallorossa per 4-2 ndr) e il tap-in dell’ottimo Gerard Moreno allargano il risultato anche più di quanto non si potesse immaginare.
L’impressione generale, al netto di questa sosta così lunga, del periodo e dell’attesa per il nuovo campionato, è che questa squadra al momento (ma dirlo è un’ovvietà assoluta) non abbia il ritmo partita nel sangue, nei muscoli. Meglio Kvaratskhelia, che qualche giocata l’ha fatta vedere: i soliti dribbling, qualche tunnel, addirittura più in spolvero quando spostato a destra nel finale. Segna lui il rigore del definitivo 2-3, trasformato perfettamente e guadagnato da una buonissima involata di Zerbin sulla sinistra. Sarebbe difficile pensare che una squadra possa vincere ogni partita o giocarla sempre al massimo delle sue possibilità, considerando anche che gli uomini di Spalletti si erano allenati e avevano faticato già questa mattina (di fatto la gara è come fosse una “seconda seduta” della giornata) e che agli undici mancano all’appello Zielinski, Kim, Anguissa, Olivera e Lozano che stanno per rientrare.
Bene invece il Villarreal, che ha palleggiato come una squadra spagnola sa fare per antonomasia ed ha approfittato dell’uomo in più a centrocampo oltre a sfruttare qualche defaillance degli azzurri (malissimo Demme sul gol del 3-1). Non sarà di certo questa sconfitta a far pensare male del possibile prosieguo stagionale del Napoli, a +8 meritatamente sulla seconda in classifica e con tutto un anno da vivere a pieni polmoni. Di certo, però, come da ogni uscita qualcosa si impara. Il Napoli ha bisogno di girare all’unisono e forse, per vincere, è ancora legato al suo modulo principale e ai suoi sistemi perfettamente mnemonici. Benvengano le nuove soluzioni allo stesso tempo, perché quando provarle, se non in queste partite? Equilibrio e pazienza, i valori in campo non cambiano in due mesi. Neanche in un anno.
A cura di Edoardo Riccio
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