Napoli, senza Champions è una stagione deludente
Lontani i tempi in cui il Napoli lottava per non retrocedere in Serie B, un po’ meno quelli in cui il club sprofondava in Serie C2. Oggi, la squadra partenopea è una potenza del calcio italiano, e le ambizioni sono direttamente proporzionali. All’inizio del campionato, in molti, non solo tra i tifosi del Napoli, avevano messo la squadra costruita da Giuntoli tra le papabili persino per il titolo. A leggere i nomi, la qualità e la quantità degli interpreti, in effetti, Gattuso sembrava avere le carte in regola per giocare, quantomeno, il ruolo di outsider.
E invece, le cose si sono messe male sin da subito. Gli infortuni hanno avuto un peso specifico enorme nel corso della stagione, con il gioiello del mercato estivo, Victor Osimhen, per mesi fermo ai box. Il Covid, come per tutti, ha fatto il resto. Ma anche Gattuso ci ha messo del suo, perché il Napoli è apparso per lunghi tratti della stagione spaesato. Contro le prime della classe, nel girone di andata, ha vinto solo contro Atalanta e Roma, squilli illusori, cui sono seguite le sconfitte con Lazio, Milan e Inter. Ha faticato anche con le piccole, come raccontano il pareggio contro il Torino e, ancora più clamorosa, la sconfitta interna contro lo Spezia, da 1-0, in undici contro dieci.
La seconda parte della stagione, via via che gli infortunati sono rientrati, e senza l’impegno dell’Europa League, da cui il Napoli è uscito con tanti demeriti, Gattuso ha saputo trovare la quadra e a risalire la china. Sfruttando il crollo della Lazio, gli inciampi della Juventus, e le paure del Milan (oltre ad un calendario piuttosto agevole nelle ultime giornate), gli azzurri sono arrivati all’ultima giornata di campionato con il destino nelle proprie mani. Una vittoria, contro l’Hellas, avrebbe regalato un piazzamento in Champions League ormai ad un passo. Sfuggito, però, proprio all’ultima curva. Perso tra le pieghe di una stagione insufficiente, prima ancora che con il gol di Dimarco.
Per Gattuso, un addio amaro, dopo settimane vissute da separato in casa. Fino al tweet, asciutto e vagamente paterno, con cui il presidente Aurelio De Laurentiis l’ha congedato dalla guida tecnica del Napoli. Decisione attesa, modalità scarne, dopo mesi di silenzio stampa, qualche polemica di troppo ed un ambiente diventato elettrico. Le aspettative erano, legittimamente, alte, ma in una lotta tanto serrata, non è un punto in più o in meno a costruire il giudizio su una stagione. Che, in fin dei conti, è stata oggettivamente difficile, ma anche ben al di sotto di quanto era lecito aspettarsi. Adesso, dopo i bilanci, sarà la volta di un nuovo allenatore e di un mercato che si preannuncia vivace, specie senza i 55 milioni di euro della Champions League.